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ne siano signori, in caso che e’ ne sien d’accordo; e non essendo che il popolo sia padrone d’amendue le parti, e la concessione fatta al popolo non pur d’udir le cose, che costoro proponessero, ma che e’ sia padrone del confermarle, e che chi vuole, abbia autorità di contraddirle (la qual cosa non è lecita nelle altre republiche) ha del popolare.

Dall’altra banda, che li magistrati dei cinque, che sono padroni di cose di grandissima importanza, sien creati da loro stessi, e di più che tali creino il magistrato dei cento, che è il magistrato supremo e oltra di questo ch’e’ durino nel magistrato più tempo degli altri, conciossiachè ei mantenghin l’autorità; e disegnati che e’ sono nel magistrato; e poi che e’ l’hanno finito; tal ordine, dico, ha dello stato dei pochi potenti. E ha dell’ottimate, che e’ non v’abbia salario, e che e’ non vi sian tratti a sorte è altra simil usanza: e che le liti sien giudicate da tutti i magistrati, e non da certi sì, e da certi no, siccome s’usa in Sparta.

Trapassa ben il governo cartaginese dallo ottimate in potenza di pochi per via d’una certa intelligenza, che v’è approvata dai più; dove è reputato per bene l’eleggere i magistrati non solamente con il rispetto della virtù, ma ancora con il rispetto della ricchezza, essendo, come a lor pare, impossibile, che un povero ne’ magistrati si porti bene, e stia quieto. Ora adunche se l’eleggere i magistrati con il rispetto avuto alla ricchezza è intenzion di stato di pochi, e se l’eleggergli con il rispetto avuto alla virtù è intenzion di stato ottimate, un simile ordine verrà a fare una terza specie di governo, secondo il quale par che la republica cartaginese sia stata indiritta, perchè essi vi eleggono i magistrati avendo l’occhio a queste due cose: e massimamente li magistrati grandi: come sono li re, e li capitani degli eserciti.