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degli editori. ix

egli tratta dell’aristocrazia, che, al suo giudizio, così egli dice, è tutt’una cosa con la costituzione esemplare, con l’ottimo governo. Nei libri quarto e sesto tratta della repubblica e delle forme degeneri dei tre governi puri: la tirannide, l’oligarchia o la demagogia; e, perchè i governi oligarchici e democratici sono i più comuni, ne ragiona più a lungo e ne dà i principj speciali. Viene da ultimo il quinto libro; e, dopo considerato tutti i governi in sè stessi, nella loro natura, nelle loro condizioni particolari, Aristotile gli studia nella loro durata, e fa vedere in che maniera ciascuno d’essi governi può conservarsi e in che maniera ciascuno d’essi risica di perire.»

Oltre la ragioni logiche il Saint-Hilaire cita in appoggio altre prove tolte dal contesto del libro; e chi n’è vago può vederle in fonte. Egli aggiunge poi: «Si sa nel modo più certo che le opere d’Aristotile, poco note, per ragioni che ora non entriamo ad assegnare, sino al tempo di Pompeo, furono di nuovo pubblicate in quel tempo e ordinate da mani poco valenti. Diverse altre opere di Aristotile hanno segni non meno evidenti di disordine che quelli che si trovano nella Politica. — Tutto poi fa credere che la divisione in otto libri, che già esisteva al tempo di Diogene Laerzio, alla fine del secondo secolo dopo Cristo, non sia d’Aristotile, ma d’Andronico da Rodi, suo editore.»

Noi ci attenemmo al nuove ordine seguito dal Saint-Hilaire, e tanto più volentieri che