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il dedalione o ver del poeta 511

De. Così è.

Ti. Di modo che procedendo in più ragioni forse capitaremmo pur là et andaremmo vanamente vagando. Or se io t’addurrò l’autorità di Platone non rimarrai sodisfatto?

De. Sodisfattissimo.

Ti. E così porremo fine a questo ragionamento, perciò che bastaratti aver veduto che il poeta non sia inferiore al medico et al legista.

De. Mi piace.

Ti. Dice Platone nelle sue Leggi in persona del forestiero ateniese1, ch’è da vedersi se le leggi si hanno da scrivere così seccamente, come dir: questo fa’, questo non fa’; o pur cercando con alcuna persuasione d’indur gli animi umani a far quel che nelle leggi vogliamo ordinare, piacevolmente. E per meglio far intendere quel ch’egli vuol dire, per comparazione pone due spezie di medici: un medico di nobili il qual è vero medico, l’altro di servi il quale si gira ║ [71] per le botteghe degli altri medici. Costui, dice, «senza aver arte alcuna della diversità de’ morbi e senza gir molto alle qualità delle medicine guardando, come se il tutto perfettamente sapesse, superbamente et a guisa di tiranno medicando, di servo in servo trasvola. Ma il medico gentile in prima la natura del male investigando e dall’ammalato e dagli amici piacevolmente del morbo informandosi, con sapienza ordina i rimedi, nè quelli commanda se con gentilezza prima a pigliarli non arà persuaso lo ’nfermo». Ora, posto questo esempio, domanda da poi qual de’ due medici si debba stimare il migliore e conchiude ch’è l’ultimo. Il che fatto, dopo altri framettimenti di parlare dove dimostra semplice legge chiamarsi quella che seccamente comanda e doppia quella che con la persuasione innanzi è stata ordinata (e dànne di ciò il modello, come in quel luogo si può vedere), così dice: «Le leggi le quali doppie sono state chiamate, doppie non sono simplice║mente [72], ma certe due cose, sì come è la legge e l’esordio della legge; e quella che allo ’mperio del tiranno e del servil medico assomigliammo è la pura e semplice legge. Quel ch’avanti se l’ha da porre ch’è persuasivo, veramente alla persuasione riguarda, ma sta in luogo d’esordio acciò che con più benivolenza et

  1. Marg: nel .iiii. = Leggi IV, 720A sg., 722E.