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il dedalione o ver del poeta 499

mettere in effetto la sua speculazione, bisogna che ║ [42] discenda ad alcuna di quelle parti che mettono in effetto l’operazioni, e discendendo, non perciò si lascia di dir filosofo, se ben per maggior distinzione e per l’atto particolare ch’egli fa ne prende un altro; sì come il medico, ch’è medico e filosofo, nondimeno dall’atto del medicare si dice medico.

Questo discendimento dell’anima al corpo non fa che l’anima abbia ad aver altro fine di quel ch’ella ha, ma sì bene per conseguire quel fine gli conviene tener altre strade che non terrebbe da sè sola stando. Così il filosofo che per poter giovare prende la poesia, non per questo altera e cangia il suo fine, se ben piglia altro mezzo et altre vie necessarie e proporzionate a quel che intende di fare, ma segue il principal suo ch’è di giovare, il che non potendo senza la compagnia del dilettevole, riceve il diletto.

De. Voi mi considerate tanto il poeta unito col filosofo, che io non nel posso cavare sì ch’io l’intenda.

Ti. Non è meraviglia; ma immaginati che sì come un’anima è quella che nutrisce e dà l’aumen║to [43] et il moto e la medesima è quella che dà il sentimento e l’istessa quella che fa il discorso, così l’istesso filosofo è quello che contempla e quello che opera, il medesimo quello che usa la retorica, la logica e la poetica, se ben in più e diversi nomi si va distinguendo e partendo. E perchè, sì come tutte le cose desiderano la lor conservazione, tanto la vegetativa e sensitiva quanto la razionale, e non sol queste, ma quelle che hanno solo l’essere se favellar potessero, ma hanno diverse vie a far questa conservazione, perciò che la vita sì mantiene col cibo e la spezie col seme e l’anima con le sue virtudi le quali sono gli istromenti del conservamento, così tutte le cose desiderano ancora il bene e tutte le scienze s’ingegnano di giovare. Questo cerca il filosofo, questo l’oratore, questo il poeta, di modo che il fine è uno, cioè giovare; ma il filosofo usa il sillogismo, l’orator l’entimema, il poeta la favola, la qual ║ [44] favola, perchè partecipa più del diletto che non gli altri parlari, quindi avviene che il mezzo o l’istrumento del poeta si è il diletto, ma non già il compagno; e sì come il fabro senza il martello non può