di costanzia; perciò è piú perversa della fortuna di mare. E, perchè
tutti li savi di Grecia hanno dimandato fortuna «pazzia»,
«cecitá» e «cosa selvaggia», pertanto dico donna essere tal fortuna
pazza, cieca e malvaggia. Perchè la donna è piú volubile
d’una palla di vento. Sí che mal va per colui che regge tal donna.
Imperò, o gioveni, non vi fidate, nè ancora di donna bellissima,
perciochè le cose umane non per altra cagion si mutano, salvo
per cagione di donna maliziosa; perciò non vi meravigliate che
la donna in ciascuna cosa abbia l’autoritá; e che faccia come
la fortuna non è gran meraviglia. Sí che voi, vecchi ancora
disamorati, credetemi che non si trova cosa che stia bene, sottoposta
al governo di qualcuna donna. Pertanto mi maraviglio
di coloro che segueno quella cosa che sempre hanno in odio:
e ciò è donna, piú dannosa del mare pieno di venti, secondo
Socrate.