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84 ii - angoscia doglia e pena

non pare che la donna sia furore ingiusto, son certo che da le dette opere non potete giudicare altrimente, perchè se vede manifestamente che il furore invecchiato diventa odio grande; sí che la donna si può dire essere omai furore odioso overo odio furioso. Perciò non mi maraveglio che alla mia donna il furore pare una dolcezza, che infetta non solo il suo corpo, ma ancora il mio: perchè ha la mente pazza. E la pazzia, quanto piú dura, tanto piú corrompe il suo possessore. E sappiate che gli è maggiore odio di una donna furiosa che non fu l’impeto di Archita tarentino, il quale, contrastando con un villano, disse: — Giá te averia amazzato, s’io non fosse molto adirato. — Pertanto dico essere mala cosa a praticare con la donna piena di furore, perchè ha perso l’intelletto. E sappi che il furore è cagion d’ignoranza; anzi la mente, carca di furore, reputa il giusto essere ingiusto: perciò l’animo viziato è dura cosa di rimovere da mala opinione. Sí che la bellezza poco giova a quella donna che è impetuosa, perchè il peccato de l’animo imbratta la beltá del corpo, perchè il furore guasta un bel volto, ed un viso angelico il tenge di pallido mortale. Pertanto dimmi, lettore, di che sorte è l’animo di colei di cui l’imagine è bruttissima di fuori? Però, quanto a me, direi che costei è simile a monstri infernali, circondata di serpi venenosi in mezzo al vivo fuoco. O donna, quanto è mala cosa di avere a far teco, poiché tu sei sì gran furore! Imperò giudico che la peste non è sì venenosa quanto sei tu, essendo furiosa.

Che cosa dirò omai di donna, sotto il nome di «superbia», certo essere? Poichè giá mi mancano le forze, non per debilitá del corpo, ma per la malignitá che oddo essere donna. Nondimeno non trovo cosa che maggiormente dispiace a Dio di superbia, perciochè ancora dal cielo fu discacciata, come trovo scritto nelle sacre carte. Sí che non è da maravigliarsí che Socrate abbia detto donna essere superbia, perchè non si trova animale al mondo che disia maggiore grandezza di lei; perciò gli conviene il nome di «superba», perchè il volere eccellenzie, onori e lode, gli è la proprietá di superba, ed il disiare di preporse ad altrui è superbia. Sì come si legge de Niobe, la