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ii - angoscia doglia e pena |
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l’ombra, qual, appena vi consola, che prestamente non vi coccia
piú del sol ardente. Si che la donna è ombra vana, perchè ha
per proprietá la vera pazzia; vana è ancora, perchè disia vani
onori; cupidissima di lode, perciò è vanissima. Pertanto non
vi maravigliate se li conviene il titolo di «ombra vana», specialmente
essendo cosa manifesta che la donna va avantandosi di
cose non sue, overo si gloria con gran giattanzia di quello che
non è vero, anzi di menzogna si sforza fare la veritá: il che gli
è ombra scurissima de la sua pazzia manifesta. Come fu quella
di Messalina imperatrice, per cagione di cui Vezzio medico fu
nobilitato. Costei era mogliere di Claudio Tiberio, la quale cominciò
a corneggiare occultamente; poscia si espose publicamente,
e quelli, che si astenivano dalla sua prattica per paura
di Claudio Tiberio, gli occideva. Di sorte, accesa piú pazzamente,
le sfrontate donzelle e maritate voleva in sua compagnia, di
maniera tutti quelli che ricusavano la loro prattica in alcun modo,
incrudelitta contra di loro, gli amazzava. Oh, vana ombra, quanto
sei grande! Perciò non mi maraveglio che i savi del mondo per
«ombra vana» abbino inteso la sua vanagloria, vizio capitale,
padre de tutte le inormitá donnesche, le quali si conosceno nelle
sue sette figliuole legittime. La prima è la inobedienzia, la qual
oggi signoreggia grandemente; l’altra è giattanzia, virtú singolare
di ciascuna donna; la terza, ippocrisia, quanta è non comprendo;
la quarta, contenzione, dí e notte amata; la quinta, discordia, per
piú rispetti osservata cordialmente; la sesta, presunzione, sfaciatissimamente
accarezzata; la settima, pertinacia, senza rispetto
in tutte le cose. Imperò non senza la cagione la donna è detta
«ombra vana». Ma, per piú certezza vostra, dico che la donna per
tre ragioni è degna di avere il nome «vano». E prima ragione
è, perchè infinite volte disia quello che non è possibile di trovare,
overo diventa molesta per volere le cose passate: il che
non è licito di avere al principe nostro; non che a lei, simpliciotta,
sia concesso di vedere. L’altra ragione è quando dimanda
alcuna grazia piú tosto da l’uomo che da Iddio, come se stesse
nel petto de l’uomo ciò di dargli, e non volesse. La terza ragione
è che tutto quel che disia o dimanda, non sa a che