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ii - angoscia doglia e pena |
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infinitissime volte, e non trovando che la donna mia respondesse
al mio concetto fatto di lei, ero sforzato da me medesimo altrimenti
diffinirla, che io aveva fatto infino al presente, senza
che io fosse ammonito da detti Nifo e Socrate. Sì che, vedendo
io che non vi è cosa al mondo in cui l’uomo si
fonda maggiormente che in donna, non sapendo fosse cosa
buona o ria, dico che saviamente Nifo dimanda che cosa è donna,
per non errare come fanno molti, ma volesse dire, iudico: — O
Socrate, donna forsi è animale simile alla umile pecorella? —
Ma egli respondesse: — No è — Dunque, che cosa è donna?
dimando: forse è cibo della vita umana? — No è — rispondeva.
— Perciò, che cosa è donna? — chiedea. — Forse è fontana di
acqua viva? — No è, per certo. — Imperò, che cosa è donna?
Forse gli è fidele amico? — Te inganni grandemente — giudico
che rispondesse. Pertanto, perseverando, dimandava che cosa
era la donna. — Forse è — diceva — via di salute? — Credo rispondesse:
— Anzi è viaggio di perdizione. — Che cosa è donna?
Forse è liquor di melle? — Anzi il suo gusto è di sapore
d’assenzio. — Dimmi: che cosa è donna? Forse è qualche cosa
sacra? — Non è. — Finalmente mi pareva dicesse Nifo: — Che
me dirai essere donna? Forse qualche ospitale de’ poveri e peregrini?
— Allora il savio vecchio rispose: — Tu me dimandi che
cosa è donna? Dico che gli è un fumo amaro e scuro, come
era quello della regina di assiri, la quale anteponeva la virtú
virile, mentre che il suo marito visse; ma, doppo la sua morte,
provocando a l’atto carnale i piú belli delli suoi soldati, mostròe
quanto era amaro il suo fumo, perciochè doppo il fatto gli occideva.
— Oh, che mala cosa oddo essere donna! E, di ciò considerando
la cagione e che sembianza ha la donna col fumo, di
sorte trovo il fumo essere un vapore nero e puzzolente, che
esce dal fuoco ardente, di cui è tal natura che attrista l’uomo
grandamente, ed ammorba ciascun che circonda piú d’ogni altro
fetore, induce a lagrimare senza volontá, e pare che caccia il
fiato a chi sta in mezzo il fumo, fa sentire nelle fauci un gusto
amaro, per forza l’uomo ciccando, tenze ciascuna parte, dove
passa, d’un color nero, anzi piú fusco di mezzanotte, quando