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mi sappia temperare de l’allegrezza che io mi sento adosso. E, di grazia, vedete che non passi domane, che ad ogni modo voi parliate a messer Aspasio, e gli diciate tutto ’l successo de’ nostri ragionamenti, e tornate a rendermene risposta.

Raffaella. Lassa pur far a me, quanto a questo.

Margarita. Oh felice me!

Raffaella. Veramente ti puoi chiamar felice e beata, chè nel fior de la tua etá possederai un amante nel fior de la sua. Oh fortunatissima coppia di amanti! Tu bellissima, ed egli bello; tu accorta e segreta, ed egli avedutissimo e coperto; tu constantissima, ed egli essa fermezza; tu fedelissima, egli la propria fede; tu gentilissima, egli pieno di estrema cortesia ed umanitá: tutti due giovani, savi, gentili, inclinati a l’amore, virtuosi, ben accostumati, nobili. Dio vi prosperi e vi mantenga sani ed infiammati l’un de l’altro, e vi lievi sempre da torno tutti li scandoli e tutti i pericoli, che possino accascare nel goder de’ vostri amori. E, in quel cambio, vi agevoli le vie di trovarvi insieme, e vi mandi spesso de le occasioni, ed insomma vi mantenga tutti gli anni vostri fortunati e felici. Ed io sempre, ne le mie orazioni, lo pregherò che lo facci. E per ora mi vo’ partire, chè mi par mill’anni portargli buona nuova, e non capio quasi in me di allegrezza che io ho da essere stata cagione oggi de la felice vita, che ha d’avere una sí gentil coppia d’amanti.

Margarita. Or andate, madonna Raffaella, e tornate presto, ch’io non pensarò in questo mentre ad altro.

Raffaella. Abbi pur avertenzia che ’l tuo marito non s’accorga di questa tua mutazione di animo.

Margarita. Il mio marito non è in Siena, e, quando ci fosse, mi dá bene il cuore di essere savia a bastanza, se giá la fortuna non mi è contraria.

Raffaella. La fortuna aiuta sempre chi s’aiuta da se medesimo; e Amore soccorre sempre ad ogni cosa. E però abbi animo e non ti avillire; e di poi non dubbitare. Adio.

Margarita. Adio. Vedete, monna Raffaella, mi raccomando da ver, da vero...

Raffaella. Basta.