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64 | i - dialogo |
e questo lo so di certo, come che io son qui. Or vedi di mantenermi la promessa, e di donarli la grazia tua, che per anco conosco che non l’hai data ad alcuno.
Margarita. Oimè! Che mi dite, madonna Raffaella! Voi vi volete burlare di me?
Raffaella. Come «burlare»? Burlerò io una che io tengo in luogo di figlia? Non pensare, chè non lo farei mai.
Margarita. In fine io nol posso credere.
Raffaella. Io ti dico che egli è cosí. Tu fingi forse di non crederlo, perchè non mi vuoi osservare la promessa.
Margarita. Eh, Dio il volesse che fosse vero! Chè, non sol ve la osservarci, ma me ne terrei fortunatissima e felice.
Raffaella. Io vorrei, Margarita, quando io ti dico una cosa, che tu me la credessi. Io ti fo certa che egli è quel ch’io ti dico, e che non ha un’ora di bene, nè mai ha avuta occasione di pur con cenno fartel conoscere; ancor ch’io penso che, se tu fussi stata un poco piú pratica ne le cose, te ne saresti talvolta accorta.
Margarita. Non mi tenete piú sospesa. Ditemi chi gli è.
Raffaella. Promettimi di darli la grazia tua.
Margarita. Quest’è una cosa, come m’avete detto, che bisogna che se riscontri il sangue suo e la condizion sua con la mia. Ma, s’egli è tal come voi dite, non potrá se non riscontrarsi. E vi vo’ dire che giá me ne sento infiammare e scorrer per tutta la persona un nuovo caldo per amor suo, senza sapper chi sia.
Raffaella. Non conosci messer Aspasio? Egli è colui che io ti dico, e molto piú.
Margarita. Oh! messer Aspasio! Lo conosco certo; e vi giuro ch’un giorno quasi io me n’accorsi. E, a dirvi il vero, io me gli sentivo, non so in che modo, inclinata, ma me ne ritenni. Prima perchè io stimava che l’attender agli amori fosse grandissimo errore; e dipoi perchè io teneva per certo che lui fingesse con esso me, perochè io avea inteso che egli aveva finto con delle altre ancora, e ch’egli non amava se non a sua posta: il che mi par che sia specie d’ingannar donne.