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de la bella creanza de le donne | 57 |
Margarita. Mi fate sovenire d’uno, che è piú inviluppato in queste chiacchiare che uomo che io conoscessi mai, che, per far dispetto a una donna, come egli è a capo di una certa strada, ei comincia a cantare; e quanto è piú vicino a la casa di lei, ei va la voce rinalzando, e, passata la casa, comincia ad allentare, per fino che egli è in parte che non pensa di essere sentito, dove si racqueta in tutto. E, s’io vi ho da dire il vero, non credo che colei se ne gratti punto gli occhi.
Raffaella. Io ti so dire che gli è una bella professione la sua: ma lassiamolo andare. Io vorrei ancor, Margarita, che questa nostra gentildonna non fosse avara nè cupida del denaio, ancor che non molto ricca. Perchè, oltre a l’essere bruttissima macchia in una donna l’ingordigia del guadagno, ma gli è ancor pericolosa, perchè, se si vedrá che ella vada uccellando a’ presenti, a le vencite o simil cose, saran molti che la donaranno e si lassaran vincere qualche cosa, e subito gli parrá esser padroni di lei; perchè l’esser ricevuti i presenti da una donna dá grand’ardire sopra di lei a chi gli manda. E però non li riceva per niente, se giá non son frascarie, o per qualche altra occasione sia sforzata per non far peggio. Ma da l’amante suo voglio ben che li riceva e li tenga cari, ed alcuna volta gli ne renda il cambio, acciochè egli conosca in lei l’amore e non l’avarizia. Or io, Margarita, non saprei piú minutamente parlarti de la maniera che ha da tener una gentildonna per mantenersi longo tempo l’amante suo ed intertenersi con li altri. Perochè per le diverse occasioni, che possan accascare tutto il giorno, non si può por regola ad ogni cosa: ma basta che ella ha da amarlo con tanta fede quanto può, e tenerlo in segreto con ogni suo sforzo; e, come poi meglio l’abbi da far, bisogna rimettersi al suo giudizio.
Margarita. N’avete parlato assai pienamente, chè la metá a pena de le parti, che voi dite, gli basterebbero. Ma vorrei sapere un’altra cosa: che favori han da essere quelli che ella ha da fare, quando verran l’occasioni, al vero amante, elletto che sará? E quanto oltre gli ha da concedere per ristorarlo e per salvare in un tempo l’onestá sua?