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44 | i - dialogo |
a qualche segno dove possa appiccarsi per dirne male: e’ le bisogna aver cento occhi e cento orecchie e una lingua sola, e quella molto savia ed accorta. Perochè, come le esce fuora una parola di bocca, non è piú possibile di farla ritornar dentro; e per questo le bisogna pensare le cose prima. Ma ormai, Margarita, il corso del mio ragionamento ne ha condotto a quella parte che importa piú che tutto il resto, e che io riserbava di dirti per l’ultima. Però sará buono che te ne ragioni, chè non è da lassarla passar per niente, perchè tutto ’l resto che abbiamo detto sarebbe zero.
Margarita. Che cosa può esser questa? Chè mi par che si sia parlato del tutto. E beata colei, che potesse esser tale, qual voi la avete oggi formata! Ed io, per una, mi vo’ sforzare di accostarmici piú che posso.
Raffaella. Quel che ci resta da dire è la maniera ch’ella ha da tenere inverso gli inamorati suoi, e le avertenzie ch’ella ha da avere in saper eleggersene uno fra tutti, il quale sia dottato di quelle parti che si richieggono a un gentile e veramente innamorato. Il quale ella, doppo che l’ha eletto, ha da amare con tutto il cuore e con tutto l’animo, e favorire ed accarezzare nel modo che intenderai appartenersele.
Margarita. Oh! volete che una gentildonna, madonna Raffaella, abbia il capo agli amori?
Raffaella. Tu parli da semplicella. E che vaglion le bellezze e le virtú e i bei costumi in una donna (e tanto piú quanto è piú nobile ed eccellente) senza l’amore, il qual fiorisce e fa perfetta ogni altra bella parte, e tutti gli altri piaceri e diletti, se egli non vi si ritruova, son cose sciapite e vane? Perchè le feste, i balli, i giuochi, i ritruovi, le veglie, le virtú, le bellezze, senza amore, son proprio come una bella casa, la vernata, senza il fuoco, over come la messa senza il paternostro. Ogni minimo sollazzo, piglia forza dove egli è: le ville, per la presenzia sua, paion paradisi; i boschetti, le cacce, le pescagioni, le cavalcate, senza lui, sono freddissime, e con esso son dolcissime e dilettevoli. Ed a che si può dir che sia buona una gioventú, che passi senza provare amore? Quant’è d’aver compassion a