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de la bella creanza de le donne 35

t’ho parlato di sopra, e consegliata nel modo che hai inteso, e cosí conseglierei sempremai. Nientedimeno, se ti dá pure il cuore, come io t’ho detto, di viver senza commetter mai peccato fino a la morte, pur che ti riesca, io ne arrò piacere; e, lassando i nostri primi ragionamenti, sará buono ch’io ti parli, in quel cambio, de la vita di qualche santo padre.

Margarita. No, no. Dite pur via quel che avete cominciato, chè ora m’accorgo che gli è pur bene il parlar con chi sa ed ha prattica de le cose, perchè mi cominciate a far conoscere esser verissimo tutto quel che dite. Però seguite, di grazia.

Raffaella. Poichè noi abbiam parlato quanto ne occorre intorno al vestire d’una giovine, cosí de ’la vaghezza de le fogge, come del garbo e del commodo, e dei movimenti e portatura ed altre avertenzie che intorno a ciò hanno da avere, voglio che noi ragioniamo ora dei costumi e maniera che ha da tenere una gentildonna ne le cose che accadan tutto ’l giorno; e prima quanto a la cura de la casa sua ed a mantenersi la benivolenzia del marito, la quale, come io t’ho detto disopra e meglio intenderai, è importantissima e neccessaria. E hai da sapere, Margarita, che tutte quelle cose, di che io t’ho ragionato e ti ragionare appartenersi a una gentildonna, io intendo che ella sia giovine e non passi, al piú, trentadue anni; perchè, doppo quel tempo, bisogna che si ritiri un passo adietro e non le sta ben cosí ogni cosa.

Margarita. Mi basta. Perchè, inanzi che io sia di cotesta etá, passaran parecchi anni.

Raffaella. IL governo de la casa, o Margarita, quanto gli è ben guidato, è di grandissimo ornamento a una gentildonna, e la fa stimar molto appresso di chi lo sa, e ben voler maravigliosamente dal marito suo. Perochè non può aver un uomo maggior contentezza che vedere la robba e i figli e quel che egli ha in casa essere amato e custodito da la moglie sua, facendo argumento da questo essere amato da lei esso ancora.

Margarita. Vi vorrei piú minutamente intorno a questo governo.