356 |
iv - il convito, overo |
|
anzi molti, per parer d’esser savi piú che gli altri, cosí s’astengono da quello, come se fusse la piú rea e malvagia cosa del mondo, non posso se non dire infelicissimo essere il nostro secolo e degno non so se piú di compassione che di riso. Avengadio che, lasciandosi a dietro le male usanze, schifando come un duro scoglio la semplicitá de’ costumi e riputando sciocchi quei pochi che a ben vivere attender vogliono, di sí perverse e tra se stesse contrarie opinioni s’ingombrano l’intelletto, che si potrebbe credere essere in loro quell’antico caos. Ecco: che altro è biasimare e fuggir il matrimonio che disprezzar Iddio ed odiar il consorzio del mondo e la continua succession dell’uomo? Conciosiacosaché il matrimonio sia stato instituito da Iddio, ed in tanto posto innanzi dalla Veritá, che vòlse che fusse da noi per sacramento tenuto. È stato approbato da legislatori e per cosa necessaria riputato. Anzi, per tacer della legge d’iddio data a Mosè e di molti altri popoli, non si sa egli tra lacedemoni essere stata imposta pena a colui che rifiutava di prender moglie? come inutile a la repubblica e come infame tenuto, gli eran proibiti i pubblici spettacoli? In Roma non fu egli uno statuto, che tutti i flamini diali avesser moglie, e che quegli, a cui ella morisse, s’intendesse subito privato del sacerdozio? persuadendosí che la casa di chi aveva moglie fusse perfetta, sí come a rincontro quella di chi ne rimaneva vedovo, non solo fusse imperfetta, ma scema. Cercate pur l’istorie antiche, ché difficil cosa fie trovar un savio, un filosofo o qualch’altro eccellente uomo, che non abbi avuto moglie. Solamente questi savi d’oggidi, piú sapienti di Dio, piú intendenti de’ legislatori e piú diligenti de’ filosofi, biasimano il matrimonio e, come cosa malvagia, lo rifiutano. Ma vedete, di grazia, in quante tenebre sia involto il senno e l’intelletto loro! Considerate in che errore la lor diligenza gli conduce! Costoro, che, per voler essere piú onorati degli altri, fuggono d’aver moglie, stan sempre infangati nelle sporcizie delle concubine, ed, empiendosi le case di bastarde, le quali quasi sempre son somiglianti a le madri, in luogo di legitima ed onesta prole che potevano avere, mantengono una perpetua successione di