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352 iv - il convito, overo


l’essempio dei grandi e famosi uomini, l’azzioni de’ quali non poco monta nelle nostre riguardare ed a loro similitudine comporci e governarci, voi avete pur testè udito quel che è stato detto d’Agi, re di Sparta, il quale ebbe una moglie disonestissima, e pur non fu bastante nè ella nè Alcibiade ad oscurargli quel nome, che insin al nostro tempo è chiaro e glorioso pervenuto. Non avete voi letto d’Alessandro, figliuol di Filippo? che, essendogli rapportato che la figliuola con un bello e grazioso giovane si dava buon tempo, per piú non curarsene: — Lasciam — disse — ch’anch’ella in alcun modo abbia parte nel regno. — E pur non perdè per ciò il nome di «magno», che egli di sè lasciò al mondo, per sempre restarvi. Che direm noi di Stilpone, filosofo da Megara? Bastò forse la disonestá della figliuola a tôrgli quella gloria o quella tranquillitá di mente, che con lo studio della filosofia egli acquistato s’avea? Certo no. Anzi, essendogli detto che la figliuola gli facea vergogna: — Ed io — rispose prontamente — gli fo onore. — Quasi volesse dire che nessuno dall’altrui biasimo biasimo s’acquista, ma che dalla propria vita e costumi si deveno estimare il vituperio e la gloria. Ma pogniamo che grande infortunio sia a l’uomo la disonestá della donna (se ben Stilpone niega anche questo a Metrocle che sia), pogniam però che sia infortunio, poiché chiunque ha moglie impudica viene ad esser privo quasi d’una mezza parte di felicitá; non perciò ne segue ch’egli sia disonore. Chè, s’un buon marinaro, che abbi patito naufragio, non si sente disonorato al lito del mare per aver rotta la nave, nè un buon mercatante per aver la sua merce annegata; e se un buon agricoltore, perché per insidie del vicino gli sieno state arse le biade, non si sente però arsa e spenta la gloria che prima avea; anzi se son tenuti degni di compassione piú che di biasimo: qual ragione v’è che uno, che patisca per colpa della sua donna, debba dal mondo ricevere piú tosto scorno che pietá? È ben vero che, essendo la moglie cosa che viene parte dalla sorte, che la dona, e parte dalla volontá del marito, che la elegge, il marito si può riputar disonorato, in quanto forse ha errato nella elezzione. Percioché, pogniam caso ch’un uomo