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346 | iv - il convito, overo |
a tutti vere e palpabili e per questo nessun s’ardisse di contradirgli, non perciò tra noi si vedeva una libera risoluzione: di che facea segno un queto silenzio, nel qual taciti dimoravano tutti.
Allora il re: — Io non so — disse — come voi del ragionamento del Marmitta e degli altri siate rimasti sodisfatti. Di me vi posso io ben dire che mi han posto, come si dice, il cervello a partito, e, per tante e sì diverse opinioni che in questa materia si son dette, restarne piú tosto confuso che risoluto. Pur, se volete ch’io vi dica, in modo d’epilogo, quel che dei nostri ragionamenti ho potuto cavar di buono, il dirò brievemente. — Allora tutti incominciavano a pregamelo, ed egli in questo modo prese a dire:
— Come voi sapete, l’equivocazione, tanto nemica agli investigatori della veritá, sempre è stata cagione di gravissimi errori. Dico questo, perciochè, per quel che me ne paia, insin ad ora in cotesti vostri belli ed ingegnosi discorsi sempre s’è equivocato nel nome delle «corna». Perciochè, avendo le corna in sè varie cagioni e perciò producendo diversi effetti, ne segue di necessitá che abbino avuto diversa origine e che sieno tra se stesse per natura differenti. La qual cosa si può comprendere, per aver tutti detto si bene, benchè differentemente, dell’origine e degli effetti di esse. Ho pensato dunque che, sí come sono diverse spezie di corna, cosí parimente sieno diverse spezie di cornuti. E, perchè chi di voi ha attribuito l’origine delle corna al bècco, chi al montone, chi al toro, chi al cervo, chi a l’elefanto, adducendo ciascuno le sue ragioni, le quali, per non allungarmi troppo, non replico; dalle cose dette conoscerete la differenza de’ cornuti. Perciochè chiunque per ingordigia o per ebbrezza dá il largo a la moglie di far i suoi piaceri, può esser chiamato «bècco»; chi per altrui potenza o forza, senza ch’egli o della moglie o dell’adultero possa vendicarsi, si può chiamar «montone»; e chi, per abbandonar la moglie e andar vagabondo, non compie al natural uso del matrimonio, ma dá materia di cercar di fuori quel che non si truova in casa, si potrá dir «toro»; sí come chi per viltá d’animo e per soverchia gelosia, porgendo gli occhi pertutto, accende nella mente della sua donna quei desidèri,