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336 iv - il convito, overo


Finito ch’io ebbi il mio discorso, parve al Selvago, sendo venuta la volta sua, d’esser uscito di prigione. Perciochè, come uomo di pronto ed acuto ingegno, molte cose s’avea proposte nell’animo di dover dire e, non dicendole subito, dubitava «che gli fuggissero dalla memoria. Per la qual cosa, senza altro ordine dal re attendere, cosí tosto incominciò: — E’ mi pare, altissimo re e nobilissimi signori, che tutti quelli che innanzi a me hanno dell’infamia delle corna ragionato, si siano in modo portati (quasi l’èmpito di qualche corno temuto avessero), che non hanno i cornuti di che dolersi di loro. Anzi Trifone (se ben mi ricordo) nel principio del suo parlare pose le corna in tanto pregio e riputazione, che quasi m’ero disposto a dover tôr moglie, per averle anch’io. Ma, perchè per una certa opinione meco nata, ho pensato sempre le corna essere il maggior oltraggio che possa uomo avere, lasciando il desiderio della moglie a chi la vuole, mi darò a ricercare anch’io della prima origine d’esse. E non son punto in dubbio che, se la cosa s’ha a discorrere naturalmente, e lasciar stare in cielo o dove si siano la Luna e Bacco, ed i montoni e i tori nelle montagne, trovaremo che non per altro uno. a cui la moglie faccia, sí come si dice, «le fusa torte», è detto «cornuto», se non perchè della sua infamia, come dell’altre cose publiche, si suonano i corni per le piazze. Il che quanto sia vero, si può leggermente conoscere in questo: che una donna, quantunque disonestissima, mentre che ella occulta al mondo le cattivitá sue, ella è tenuta casta ed il marito senza corna. Ma, tosto che altri s’accorge delle sue tristezze, chiama lei «impudica» ed il marito «cornuto». Essendo dunque le corna non cosa essenziale in sè, ma piú tosto una publica opinione, che il volgo communemente ha dell’infamia d’un marito, ed essendo questa infamia in quel tempo tanto enorme, che, sí come suole essere dell’altre cose grandi, si spargeva prestamente pertutto, ne venne poi il nome delle corna, togliendo la similitudine dai bandi e dall’altre cose pubbliche, le quali si fanno sapere a tutti a suono di tromba o di corno; poichè insin a quel tempo usavan farsi le trombe di questa materia.