Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
330 | iv - il convito, overo |
generazione e, per quel che s’è detto, preposta al matrimonio, ragionevol cosa sarebbe ch’ella appo noi s’acquistasse il nome dalla parte piú degna, dico dalla forma e non dalla materia, dalla virtú agente e non dalla passiva: degno dunque sarebbe che la Luna fusse stimata maschio e non femina. Onde fu opinione al mondo, massimamente tra carreni, che chiunque pensava la Luna esser femina, fusse, per ira di questa dea, sottoposto sempre alla moglie, dalla quale patisse mille insidie per conto del suo onore. Ma chi a rincontro pensava d’esser maschio, ed in nome di «Luno» l’adorava, avesse grazia da lei d’esser marito felice e superiore sempre a la sua donna, dalla quale non potesse esser beffato in conto veruno. Ma per qual conto pensate voi che Orfeo, antichissimo teologo, fusse lacerato dalle donne di Tracia, se non per la giusta ira di questa dea? Era costui del genere della Luna ed il suo mezzo era Euridice, dalla quale ebbe i desiati abbracciamenti e gli ultimi baci; i quali, poichè da morte e da una velenosa serpe rotti ed impediti furono, disperato di mai piú dover riavere il suo mezzo, si dispose a voler lasciar l’ordine della Luna e seguir quello del Sole: per la qual cosa, con le creature del Sole inestandosi, suo sacerdote divenne. Nè questo bastandogli, ingiuriò la Luna in un inno, dicendogli:
Ἀυζομένη καί λιπομένη, θύλυστε καί ἄρσην.
Femina e maschio sei, che cresci e scemi.
Chiamata dunque la Luna «femina e maschio», istigò le donne di Tracia a far vendetta di lui; dove, se solamente «maschio» gli avesse detto, averebbe facilmente trovato appo lei perdono delle sue colpe. E, se Platone, anch’egli chiamandola Ἀρσενοθύλος, cioè «maschio e femina», non pagò la pena di questa ingiuria, ciò avvenne perchè egli era leggitima creatura del Sole e non conosceva perfettamente la natura della Luna, appo la quale, per questo conto, trovò quella scusa che Orfeo aver non potè. Oltre a ciò, con dirgli Ἀρσενοθύλος, viene a preporre la parte migliore, cioè il maschio; ma quell’altro dicendoli θύλυστε καί ἄρσην viene a preporre la femina, cioè la parte paziente. Quando