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del peso della moglie 317

parte e la piú degna sia il fine. — Giá si sarebbe seguito piú oltre a dir del problema, perciochè il Selvago ed il Cesario s’eran posti su le difese l’un contra l’altro, ed amendue contra il Raineri; e sarebbe stato un combattimento interzo, se non che vi s’interpose la sete, e, chiedendo ciascuno da bere, fu finito. In questo comparse un servitore, dicendoci che messer Alessandro Piccolomini era dentro il giardino, e veniva per desinare con esso noi; nè molto dopo il vedemmo entrare nella sala. Fattagli dunque dal re e da noi altri tutti gratissima accoglienza, disse il Piccolomini: — Se bene ai conviti non suole altri andare se non chiamato, pur appresso Omero si vede Menelao spontaneamente andar al convito d’Agamennone. — Rispose cortesemente il Marmitta, come è suo solito: — Non dubitate, chè ci è anco luogo per due muse. — E giá gli si dava l’acqua alle mani, quando il re lo domandò se sapea delle leggi fatte e se voleva osservarle. Rispose che sì, e ch’era venuto per essere obediente come gli altri, avendolo all’entrare del giardino un cameriere ragguagliato del tutto. Per che, fatta riverenza al re e giuratoli obedienza, si puose con gli altri a sedere. Era giá in campo il ragionamento del costume tenuto dagli antichi nel numero de’ convitati, quando il Cesario, sagace investigatore dell’antichitá, disse a questo proposito una bella cosa e nuova, la quale era: che qualche volta fu in uso (solamente però nelle nozze) di chiamar a tavola infin al numero di trenta, tra donne e uomini. E recitò come, celebrandosi una volta un convito per conto di nozze ed essendovi spontaneamente venuto un parasito, il quale ultimo di tutti sedeva a tavola, il mastro di casa, contando e trovandolo soverchio, comandò che si partisse. Allora il parasito: — Incominciate — disse — a contar da me, e non sarò soverchio. — E con questa risposta si rimase. Con questi ed altri bei discorsi, il desinare era presso al fine, quando occorse nuova cosa, la quale, dè’ da ridere alla brigata. Perciochè, chiedendo il Selvago da bere, il quale aveva giá due volte bevuto del vin bianco, per errore di chi serviva gli fu dato del rosso; ed egli, o che si dimenticasse della legge, o che pur, badando ad altro,