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312 | iv - il convito, overo |
qui. — Soggiunse il Trievi: — Modio carissimo, bisogna che oggi siate tutto nostro e che mi sodisfacciate d’un gran desiderio, ch’io ho, d’esser ragguagliato da voi del ragionamento d’ieri. Perciochè io ho saputo (e ve n’ho molta invidia) che voi, con molti altri galantuomini, aveste un bel diporto ed una felicissima giornata. — In fè di Dio — risposi io — voi sète uomini faceti, e lo dimostrate in viso! E voi, Gambara, che pensier poetico è stato il vostro a condurmi qui con tanta fretta? Voi credete forse ch’io non abbi altra faccenda che attendere a cicalare? — No, no — disse il Gambara: — pensate pur di non uscir di qui insin a tanto che non aremo udito da voi ogni cosa. — Voi v’ingannate — risposi io, — chè, oltre ch’io voglio andar a spedir certe mie bisogne, io non mi ricordo di cosa che ieri si dicesse. Sapete pur il proverbio: «Odi memorem compotorem!». — Proverbi a vostra posta — disse il Trevi, — chè, s’io vi conosco bene (che vi conosco benissimo), quivi non fu detta cosa che non vi sia rimasta intiera nella memoria. Entriamo, di grazia, in camera, e narratemi distesamente ogni cosa, e principalmente con che occasione si ragunò insieme cosí onorata compagnia. — Questa è una spezie di violenza — diss’io: — pure, poich’io sono nelle vostre forze, eccomi presto a sodisfarvi. Ma non aspettate però di sentir da me la terza parte delle cose che vi fûr dette; e quella ancora cosí male e scompostamente recitata udirete, che forse vi pentirete del desiderio avutone. — Orsú — risposero amendue, — non si perda piú tempo. — Per che, entrati dentro un camerino e dato ordine al servitore che per nessun conto ci interrompesse, ci ponemmo a sedere. Ed io, senza altra replica, in questo modo a ragionare incominciai.
Come voi sapete, martedi passato si diede felice principio al quarto anno della creazione di nostro signore papa Giulio III. Quella sera dunque ci trovammo per sorte in Banchi: messer Iacomo Marmitta, messer Trifon Bencio, messer Gabriel Seivago ed io, dove era molta brigata concorsa per vedere la festa consueta de’ fuochi. Ora, passando innanzi e indietro moltissimi cocchi, pieni di vaghe e belle donne, noi,