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de la bella creanza de le donne 25

frassinella, e mettolo in un fiasco, e lo fo bollire a bagno marie; e, così fatto quattro volte, gittando sempre l’acqua, la quinta la serbo e, cavata del fiasco, la vuoto in una conca e lassola far corpo: di poi vuoto quell’acqua pianamente, ed al fondo rimane il solimato, nel quale incorporo latte di donna e gli do odore con musco ed ambra, e tutto questo incorporo poi con l’acqua, e lo tengo in un fiasco ben chiuso e sotterrato in cantina.

Margarita. Non può esser se non cosa buonissima.

Raffaella. Sta’ certa, Margarita, ch’io non credo si possa trovar meglio, e vuottene portar domani un fiaschetto, ed insegnarotti a usarla.

Margarita. Degli olii, monna Raffaella, che mi dite? Paionvi al proposito per acconciar le carni?

Raffaella. Olii d’ogni sorte son da fuggire, o sien fatti d’allume scagliuolo, o allume gentile, o biacca, o argento sodo, o di uliva, o sian come si vogliano. Ben è vero che talvolta in villa, per mantenimento de le carni, non sarebbe forse male l’usare un poco d’olio di mandole dolci con cera bianca, aggiuntovi qualche poca di canfora, benchè quell’acqua eccellente, che io t’ho detto poco fa, fa questo medesimo effetto, e meglio.

Margarita. Per levar il rossore, tornando di villa, usava mia madre verderame con chiare di uovo la sera, dormiva con quello impiastro sul viso.

Raffaella. Oh, bruttissima cosa! E forsi che la maggior parte de le donne non fan questo medesimo? Ma tu abbi avertenzia di non far simili poltronerie.

Margarita. Di madonna Loretta e de la Mascarina e di molte altre, che han preso una foggia di farsi il viso e il petto di color incarnato, che ve ne pare? E come pensate che le facciano?

Raffaella. Cotesta è facilissima cosa. E’ si pongon prima con diligenzia il rosso, e di poi danno uno scialbo in sommo del solimato, il qual bianco con quel rosso produce quello incarnato che vedi. È bruttissima usanza, e vedrai che durerá