a tale mistiere —), conchiudete, dico, che la musica è di sua natura tutta rea, tutta malvagia, e che si dee da tutti, non che dalla donna, a cui io procaccio di farla imprendere, fuggire ed odiare a morte. Ma ditemi qui: volete voi ch’io ribatta quanto avete detto or ora per burla (quanto ch’io mi creda) contra la musica, o pure evvi in grado ed in piacere ch’io, senz’altro fare, in prode dica? — Che in prode diciate — risposero eglino, e’ quali ciò, che avevano detto, avevano detto per udire della musicale lode favellar lui. Il quale quasí che subitamente disse: — La musica è arte di tanto eccellente grado, signori, che infino le fiere, gli augelli ed i pesci è possente di raddolcire, infino i sassi può intenerire, infino lo ’nferno può far gioire. Il perché Orfeo ben si dipinge (poich’egli potè per mezo della sonante cetera oprare ciò) in mezo degli uccelli, degli orsi, tigri, lupi e leoni; e non sarebbe fuori di proposito a dipingerlo ancora in mezo dello ’nferno, vinto col suo dolcissimo canto e giocondissimo suono. D’Anfione mi taccio per ora, ché infino i calzolai ed i barbieri sanno quanto egli potè col soavissimo concento della cetera nell’edificazione della ròcca tebana. Stupiscono i paurosi cervi col canto della tibia, e, piú che cervi, tutti gli animali, come è su stato detto. E, perché pure di pesci pare maravigliosa cosa vie piú, non v’incresca d’udire una tale istoria, appresso gli autori volgatissima e cantatissima. Fu Adone eccellentissimo citaredo, il quale, repatriando con alcuni e veggendosi da loro, congiurati contro lui, apparecchiarsi le insidie, mentre che fosse in mare e navigasse, per le ricchezze che seco ne recava a casa, presa la cetera sua, ed in prima sonato un poco, si gittò in mezo il mare, per lo cui canto vi si mosse un delfino, il quale, toltolo in su la schiena, lo portò salvo al lito, dove egli a cavallo del pesce natante fu in imagine di bronzo intagliato per memoria di cotale avenimento. L’acque sentono la forza della musica; laonde egli si legge che in una certa regione ha una fonte, la quale al suono delle tibie non può fare che non salti e guazzi di subito. E, per dire di lei paratamente alquanto, che maraviglia è (poiché le fiere de’ boschi, gli uccelli dell’aria, i pesci del mare, i sassi