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288 iii - il libro della bella donna


minute, vili, mecaniche e plebee femminelle. Ed io rispondo che, oltre che il nome vi poteva far intendere ch’io intendeva delle magnanime e gentili, delle magnanime e gentili questo doverebbe essere, caso che non sia, ufficio; non però negando ch’egli non appartenga a tutte le altre ancora. E, perché ci concordiamo e di gareggiare prestamente cessiamo, utile cosa sará vedere e produrre nel mezo quello che gli antichi scrittori ci hanno intorno a ciò lasciato nelle lor carte. Io trovo che Cesare Augusto non usava cosí di leggieri di portare altra veste che quella, che, per mezo delle mani della mogliera, della sorella, della figlia e delle nepoti gli fusse stata fatta e compitamente ridutta al fine. Or ditemi qui: se un tanto principe, quanto fu Augusto, ebbe donne sí fatte, che gli fecero le vestimenta, pure di necessitá conviene che questo succeda, che elleno si dilettavano, quasi di suo ufficio, di cucire almeno. Qual donna adunque sdegnerassi, delle nostre gentili, di cucire con una moglie, figlia, sorella e nepoti d’uno imperadore? Vergilio al settimo, parlando della virile e bellicosa Camilla, dice che ella non era avezzata ed usa alla conocchia ed ai cesti di Minerva, dove si pongono gli strumenti femminili. Il che non è detto in favore vostro, ma bene in mio; peroché il poeta, volendo mostrare Camilla aver rivolto l’animo solo all’arme ed alle sanguinolente ed oscure battaglie, ci avisa ch’essa aveva postergato quello che delle pari di lei e del suo sesso è proprio. Il medesimo ci si scuopre, nel Furioso, di Bradamante, che fu còlta da Fiordespina con la spada e non con la conocchia al lato. E qual di voi non ha sentito o letto, poscia, quello che fece Alessandro il magno verso la madre dello sconfitto giá e vinto re de’ persi Dario? Non le offerse pur egli, secondo l’usanza macedonica, subito ch’essa li venne veduta, la conocchia? Didone la bella, appresso Vergilio, al quarto, non diede in dono al troiano Enea una vesta d’ardente porpora fregiata d’oro, la quale ella con le sue mani aveva fatta? Onfale, reina di Lidi, quando Ercole era il suo vago, noi fece sedere appresso a sè e con seco maneggiare il fuso e la lana? Ma che? Rammentiamoci un poco di lei, che si sovente viene ad onorare i nostri ragionamenti. Io dico Lucrezia,