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libro terzo 287


molla «verginale». Io lascio di provare a voi che ai gioveni altresí conviene questa vergogna, vergogna non villanesca, dico, perché mi fo a credere che la prova sarebbe quale ho sentito d’alcuni uomini, i quali vannosi volentieri mescolando ed aviluppando intorno alle cose chiarissime per sè, come in provare che ’l sole gira, ed il vento spazia, e la fiamma monta, ed il rivo corre all’ingiú. E chi non sa questo? E chi non sa parimente che i gioveni bisogna che siano vergognosi? Adunque non accade provarlo, e meno accade provare che questa vergogna e questo rossore momentaneo disdica, come piacque di dire ad Aristotile nel quarto dell’Etica, ai giovani ed agli attempati, peroché egli si sa bene che in loro non è degna di lode, ma si di biasimo e vitupèro anzi che no. Sará adunque, tornando alla donna (il che vuole pur l’antedetto Ariosto nella prima satira,) vergognosa; sará modesta, sará rispettosa, ché ’l rispetto, oltre che conviene ad ogni pellegrino ingegno e bene allevato spirito, pure nelle donne vie piú, ché cosí ne vengono ad apparire, in non so che modo (come accennò il medesimo Ariosto, parlando delle donzelle d’Alcina) piú belle, piú vaghe e piú colorite. Oltre a ciò, non m’ha da spiacere il fuso, l’ago, la conocchia, l’arcolaio in lei. E, se questo, ch’io non so altrimente, parrá di sí fatta donna indegno alle Signorie Vostre, e cosa nella quale di lei le belle e sovrane mani non vi si debbano in modo alcuno tramettere e logorarsi, io spero che una cotale falsissima opinione e credenza di ciò s’annullerá, sottentrando la verissima mia in quella vece, quando intorno a materia tale d’un poco di tempo mi avranno con diligenza (il che, la lor mercè, fanno pur troppo) prestate orecchie. — Cosí detto, si mise a ridere. — O che questo, ch’io procaccio di dare alla donna, come proprio e convenevole a lei, è cosa appartenente all’uomo, o pure è appartenente alla donna. Ch’ella sia cosa appartenente all’uomo, niuno il mi dica, ché la veritá e l’esperienza contradice. Adunque segue che sia appartenente alla donna. Ma voi mi direte: — Oh! ancora noi confermiamo questo, ma siamo discordanti in ciò: che vogliamo che l’ago, il fuso e ’l rimanente, che tu ci hai detto, sconvengono alla donna ed alle sue pari, e convengon alle