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iii - il libro della bella donna |
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usata da noi, cosí il corpo, ancor che sia portato da noi, non è noi, ma cosa usata da noi. Le quali parole ci danno ad intendere che Socrate, appresso Platone, si faceva un poco meglio intendere, e voleva veramente che l’anima sola, o giunta o non giunta al corpo, fosse l’uomo. Poi che ’l Camillo paragona il corpo alle vesti, delle quali benché l’uomo sia privo e senza, nondimeno egli è pur quell’uomo che è con esse ed in esse. Quinci è che il detto Platone (il quale, inducendo a parlare cosí Socrate, suo maestro, non poteva avere, per giudicio d’ognuno, altro parere) usava di dire che non era l’uomo quello che si poteva mostrare col dito. Quinci è che Seneca
chiamava il corpo «casa dell’uomo». Laonde credo che uscisse perciò quel motto contra Galba, imperatore gobbo: «Galba non abita bene». Quinci è che Cicerone nel Sogno del minore Scipione (il che toccò nella sua Africa il Petrarca ed in uno de’ suoi dialoghi) volle che fosse il corpo quasi una ròcca o torre, alla cui guardia stesse l’uomo. Né ciò spiacque all’acuto Landino
alla vigesimaquarta ode di Orazio. Quinci è che or «ricetto,» or «gonna», or «prigione», or «velo», ora «spoglia», nel Petrarca e nel Bembo è chiamato il corpo. Quinci è finalmente che ’l santo ed afflitto Giobbe diceva al Signore: «Di pelle e di carni tu mi hai vestito, e d’ossa e nervi mi hai composto e fabricato». Della seconda opinione parmi coloro essere stati fautori, che han detto che ’l corpo è solo nostro e che con noi nasce e muore: e l’anima poi generale si, che le piú volte trapassi in altri corpi, e però non nostra. Ma noi vegnamo (da che la vera difinizione stacci ancora ascosa) a definire veramente l’uomo come si dee. Dico adunque che nè l’anima sola, nè il corpo solo, ma l’uno e l’altro vengono a definire l’uomo; e crediamo fermamente che l’anima razionale e la carne insieme facciano un uomo, e che altramente egli non sia, e, s’egli è, egli è mezo e non intero in ogni modo. Ma dirò bene che la migliore e la maggior parte dell’uomo è l’anima, peroché è durevole e sempiterna, dove l’altra è debole e mortale. Il che cosí essendo senza dubbio niuno, gran maraviglia mi viene alle volte pensando onde ciò nasca, ché di piacere al corpo ci