si conviene l’andar adorna il capo di fiori, e cosí dipingerlo come talvolta d’occhi veggiamo la coda del pavone dipinta, io non mi meraviglio se la dea delle bellezze, Venere, ed il suo fanciullino, andando un giorno per diportarsi in certe campagne fiorite, come si legge, isfidaronsi l’un l’altro a côrre fioretti e rose a gara. Io non mi meraviglio se la medesima Venere (come Libanio, sofista greco, presso il Poliziano, è buon testimonio) volle, avendo a contendere della bellezza con Pallade e con Giunone sotto il giudicio di Paride, ornarsi di rose bene olenti, e colorirne le tempie e l’auricome capo suo intorno intorno. Io non mi meraviglio se Catullo e l’Ariosto dissero che le innamorate giovani e vaghi garzoni le amano, e massime tolte di su la spina allora allora. Queste rose e fiori e viole, oltra che fanno coloro, che l’hanno, piú riguardevoli (come appare per l’essempio di sopra addutto di Venere, che se ne volse adornare l’aurea sua testa), ricreano gli spiriti ancora, e gli vengono a confortare non poco, come si vede tuttodí. E, se il signor Pietro — volgendosi a noi l’eccellente dottore — poi non vorrá — disse — che per ornamento questa donna, come lei che poco n’abbia bisogno, rechi in testa o nel candido seno queste rose, fate voi ch’egli si contenti almeno ch’ella perciò le abbia seco e ne le porti, ché esse sono buone, e non cattive come gli odori, che ’l signor Ladislao contra lui tenne che fossero buoni, a gran torto, s’egli mi perdoni, e mi tenga nella sua grazia. Fate voi, signor Giacomo, che se ne contenti per quella bella e fresca alba, che vi dá luce ognora, e vi reca cosí dolci e cosí soavi giorni, dipinta il viso del rosseggiante sangue di Venere. — Come «del rosseggiante sangue di Venere»?— disse a lui qui il signor Giacomo. — Oh! — rispose l’eccellente dottore — s’io avessi congiunta «rosa» con «alba», voi mi avereste forse inteso; ma udite perché qui vi ho detto che la vostra signora Albarosa. dove tutti i pensieri vostri terminano, ha le guance colorite e sanguigne. Leggesí che Venere, di cui abbiamo ragionato di sopra, amava il bello Adone, e Marte lei. Ora avenne che Marte, ingelosito, deliberò d’uccidere Adone, cosí pensando che l’amore, il quale Venere grande li portava contra il suo volere, avesse a cessare. Trovata adunque