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libro secondo 247
nelle tempie e nella collottola, le quali due cose le venivano a mancare. Laonde, concedutele e datele tosto, convenimmo che si devesse seguire l’impresa senza piú dimora. Al che fare, in piedi alzato il signor Ladislao: — Io non so — disse — quando ch’io mi abbia mai veduto cortesia in alcun gentiluomo tanta, quanta io veggio nel signor Giacomo, il quale, pregato dalle Signorie Vostre ieri a parlare doppo l’eccellente dottore, quando egli n’era degno per ogni ragione al pari d’ognuno di voi, non volle mai accettar la maggioranza; ma, rifiutatala, fece che il signor Pietro ancora rifiutolla: e, se non eravamo tutti addosso al signor Vinciguerra, io non so come passavano le cose nostre allora. Dipoi combattè tanto col cognato, che gli fu forza per sodisfazione e sua e nostra di prendere il terzo luogo. Ora egli ed io soli (fuor solamente messer lo giudice, poiché egli altrimenti non ha da favellare) siamo rimasi a parlare ordinatamente di questa donna. E volendo io, come giusta cosa mi pare, udir lui in prima e dargli luogo, vedete come si mostra schifo di tale offerta. Ma egli n’ha d’avere uno scongiuro ed uno sforzo or ora tale, che contra non potrá, ch’io mi creda, in guisa niuna prevalersi. — Tacquesi a queste parole il signor Ladislao, e poi soggiunse cosí: — Signor Giacomo, per l’ardentissimo amore che mostrate tuttodí di portare a quella bianchissima Rosa, la quale non hanno tutti i giardini del mondo, io vi prego che vogliate esser contento stasera innanzi a me di cominciare a dire sovra la materia della donna, quanto a voi fie in piacere ed in grado, e nulla piú. — A ciò la risposta del signor Giacomo fu questa, essendosi col viso verso lui, che gli aveva parlato, dolcemente rivolto: — Voi avete ben trovato un bel mezo di vincermi, e vi so dire ch’un altro simile non trovereste in centomil’anni. Per quella candidissima ed odoratissima Rosa adunque, per la quale voi mi avete pregato, anzi sforzato a qui far le vostre voglie, e per la quale io non posso negare nulla a chi per lei mi prega, io sono piú che contento di ragionare della incominciata materia con esso voi e con questi altri gentiluomini, amici e signori miei. — Così risposto con un viso mezo ridente, egli incominciò: — La gola vi si dee, per mio giudicio, in prima supporre a questa testa.