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246 iii - il libro della bella donna


tempo. Laonde, partorito il giorno dal sole e illuminato il monte ed il piano, levammo veloci; e, giratici intorno co’ nostri falconi, pigliammo, mercè del buono del signor Giacomo e di quello del signor Pietro, anitre ed aironi assai. Venuti poi, per tempo alquanto, al palagio, simile a quello di Alcina, di Logistilla, di Atlante, d’Adamo e della fata Manto, descritti dall’Ariosto; simile a quello del Sole, appo Ovidio, e della Fama; e simile a quello di Psiche appo l’Asino d’oro di Apuleio; ci ristorammo con delicatissime vivande, ed il rimanente del giorno (ché tornammo a casa, essendo, per giudicio mio, di luce ancora tre ore) passammo a certi giuochi dilettosi e dolci. Ma, venuta l’ora della cena, e cenatosi poi, indi a poco, realissimamente, furono gli scanni tosto appresso al fuoco portati da’ servidori, e, invitatici noi a vicenda ad appressarglisi, vi ci appressammo, quasi ch’io non dissi a prova l’uno dell’altro. Ove cosí raunati, per commune consentimento piacque a ciascuno di fissare gli occhi di dentro alla testa intralasciata della donna; e, guatando tutti lei molto per minuto e per sottile, ecco udirsi una voce del signor dottore, tale: — Leggesi, onorati signori e compagni, che costumava Apelle (dal quale solo volle Alessandro il magno esser dipinto) di esporre agli occhi del popolo l’opere sue, accioché, udendo poi da questo e quello gli errori e le pecche di loro, in questa guisa le potesse far del tutto perfette e naturalissime. Il che usando cosí di fare, venne in tanta eccellenza poi, che, a voler lui lodare secondo il merito e secondo che si conviene, bisognerebbe accôrre tutte le lodi di quei che oggidì sono dipintori famosi e furono mai per l’adietro, e donarle a lui; e, cosí donate, confessar poi ancora di non potere agguagliar con parole e giugnere in modo niuno all’altissimo segno della perfettissima virtú sua. Il perché faremmo gran senno ancora noi se, prima che trapassassimo alle parti restanti di questa donna, considerassimo un poco diligentissimamente se, cosí sguardando, in lei vi potessimo ritrovare pecca o menda alcuna noi stessi; da che non abbiamo altrui che di ciò ci avisi e ci faccia chiari. — E cosí, guardinghi, venuti in questo accordo noi e stando in questo aviso, trovammo averle dato somma perfezzione, ma pure essere suti poco scaltri