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18 | i - dialogo |
Raffaella. Tutte dicon cosí, e fan de la necessitá cortesia, mostrando di far a posta e pensatamente quel che fanno o per miseria o per povertá o per dapocaggine. Voglio ancora che queste veste, cosí ampie com’io ti dico, sieno piene di liste, tagli, tagliuzzi, recami ed altre simil cose; alcun’altra volta sieno tutte pure, perché questa varietá di vestire mostra gran sontuositá, ed ha molto del buono.
Margarita. Io mi crederei che questo fusse segno di varietá di cervello e d’aver poca fermezza, che non sarebbe poca macchia.
Raffaella. Sarebbe vero quando una giovene ne l’altre sue operazioni mostrasse questa instabilitá, ma, facendosi conoscer per savia ed accorta in ogni altra sua azzione, questa varietá ne le vesti, ch’io ti dico, le tornerá tutta in grandezza ed ornamento.
Margarita. Mi avete fatto sovenir del cervello de la Bianchetta, che è il piú balzano ch’io vedessi mai; ché, fra l’altre sue fantasticherie, la falotica sei volte si vestí un giorno, per andare in un ritrovo, e, sei volte pentitasi, si rispogliò per non v’andare.
Raffaella. Lo intesi. Or sopra tutto si conosce la ricchezza del vestire, Margarita, in aver sempre vesti fresche, non portar mai una medesima, non vo’ dir molte settimane, ma almanco molti mesi.
Margarita. Queste cose, madonna Raffaella, par che si convenghin piú a una signora e principessa che a una particolar gentildonna, come son’io, che, se mi posso chiamar ricchissima in Siena, rispetto a la maggior parte de le altre, non ho il modo a regger a tanta spesa, quanta voi dite. Che faranno l’altre, che sono molto piú povere?
Raffaella. A una principessa e gran signora si apparterrebbe vestir broccati finissimi e reccamar le vesti di perle, di diamanti, di rubini ed altre simil cose; dove ch’io, avendo questo rispetto, non t’ho parlato fin qui di cosa piú ricca che drappi.
Margarita. Gli è vero. Ma ne’ reccami, ne’ liste, ne’ tagli, che voi dite, ci van di molti dinari.