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230 iii - il libro della bella donna


parte essere di qualunque altra: ché, per dire ’l vero, senz’ella sarebbe tale, quale senza fior prato o senza gemma anello. Ella sarebbe tale, quale una selva spogliata del suo onore, o un rivo senza il suo corso; ella sarebbe finalmente tale, quale alcune volte si vede essere la notte senza le stelle, e ’l giorno senza il sole, che lo suole cosí vago e cosí riguardevole far divenire a noi che lo rimiriamo. Per questi massimamente le donne s’insuperbiscono, e vi si veggono andare pettorute e gonfie, e di qui nasce la tanta cura che di continuo hanno di loro senza stancarsi mai; ch’esse ancora sanno quanto loro ornamento e quanto abbellimento questi sien loro, delle quali qual che si voglia una, e sia quanto vuol bella, di questi priva, dispiacerá affatto. Se fusse ben la dea Venere scesa dal cielo, nata nel mare, allevata nell’onde, cinta ed accompagnata dalle Grazie e dalla pargoletta turba de’ faretrati Amori insieme, circondata del suo cinto, spirando amorno e spargendo intorno gocce di balsamo, la quale senza crini se n’andasse or qua or lá, ella non potrebbe pure al suo Vulcano piacere. E, per dire brievemente quel ch’io sento, io dico che alle donne tanta dignitá e tanta bellezza arrecano i capelli, che, benché d’oro, di veste, di gemme e del resto, che le abbelisce, si mostrino adorne, nondimeno, se non averanno quelli con bell’arte distinti e sotto legge ridotti, io ardisco dire ch’elleno non potranno parere ornate e belle in modo niuno. Questi crini adunque, di che noi abbiamo da ornare la donna nostra, saranno di colore che s’assomigli al forbito, puro e ben fino oro, perché invero le saranno dicevoli vie piú che se di altro colore essi fussero. Onde in ogni luogo per gli scrittori potete aver letto «auree chiome», «crini d’oro», e sì fatte voci. Il Petrarca nei sonetti «Onde tolse Amor l’oro», e in quello «Se la mia vita», e in quell’altro «Amor ed io si pien», e «Laura, che ’l verde lauro» e nella canzonetta «Perché quel che mi trasse», e in quella sestina «Giovine donna», e in quella «Verdi panni» e «Chiare, fresche e dolci acque», e in mille altri luoghi chiaramente per mezo di Laura, che tali gli avea, ce l’ha dimostro che aurati debbono essere in ogni modo. Ce l’ha dimostro il Bembo nel sonetto