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libro primo 227


bellissima e senza macchia formare, ecco i signori Vinciguerra e Ladislao allontanarsi alquanto da noi, e poco doppo appresentarsi sorridendo. Al sorriso dei quali non tacque il signor Giacomo, ma disse con alta voce, udendolo tutti : — lo so che questi gentiluomini mi ridono, percioché sanno di ottenere indubitata vittoria; ma pazienza! — A queste parole tutti quasi dissolutamente ridemmo, sapendo che essi vagheggiavano ed amavano due che invero men belle delle nostre erano assai, e piú si vedea in loro della bruttezza di Gabrina che della bellezza di Angelica. Finito il riso: — Da che — soggiunsero i beffatti — pur voi ci date la burla, noi, non potendo rimanere vittoriosi, faremo altrui rimanere. — E cui? — rispose il signor Giacomo. — Monsignore e Luigino — replicarono gli due. — Allora io non mi puotei contenere di non baciare e l’uno e l’altro e ringraziameli, da parte vostra e dalla mia, ben mille volte caldissimamente. Volle il signor Vinciguerra in vostra vece prender l’assunto, ed in mia il signor Ladislao. Or pacificati cosí un poco, quasi che non so chi di noi vòlse da nuovo porre intrico, dicendo ch’egli non parea a lui che la bella innamorata di voi dovesse di bellezza contendere con le nostre, perché voi non v’eravate con noi (onde n’era uscita e venuta la gara) trovato in modo alcuno. Costui non fu udito, laonde ancora voi aveste loco e poteste, mercé delle belle parole del difensore della vostra degnissima donna, la signora Ottavia Picezza, ch’è la gloria d’Amore, impetrare somma grazia e sommo favore. Cosi adunque trovatisi d’accordo, incominciammo a lasciarci vincere da quietissimo e dolcissimo sonno, avendo primieramente dissegnato, al comparire dell’alba, di levarci e trovarci ognuno col suo falcone in pugno; e poi, trapassato in sì fatto piacere il giorno, ridurci al luogo ove eravamo allora, per dare felice principio all’antedetta donna.

Giá l’alba aveva data volta a noi e ’l sole era vicino al nostro emisfero, quando, lasciate l’oziose piume, e levati e posti in ordine, uscimmo fuori alla caccia. Ma io non son per dir altro quanto spetta a quella, perché la intenzione, che mi fe’ prender la penna, me lo vieta e non vuole. Insomma tenete certo che, quinci e quindi passando, correndo, fuggendo e dall’uno all’altro