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libro primo 225


conoscere ch’io ho un falcone de’ buoni ch’oggidí vivano, e che a lato a lui quel di Federigo degli Alberighi sarebbe riuscito un cappone. I giorni si spenderanno in cacciar gli aironi e l’anitrelle e qualche altro spasso; le notti poi in dolci parlari, come piú a voi vedrò aggradare e dillettare. Deh! venitene dunque con esso meco, e, venendo, venite allegri. — Piacquero molto a tutti le parole del vostro parente, e, dove innanzi avevamo poco in grado d’uscire alla campagna e della terra fuori, ora quasi ardevamo tutti di ritrovarci insieme a San Martino. Ma voi, monsignore, solo ricusavate tale andata, incolpando i molti affari vostri, ne’ quali eravate tutto involto, e biasimando l’empio destino, a cui non era piaciuto di far sí che, con noi venendo ancora voi, non fosse alquanto rimaso tronco ed imperfetto il bene ch’avevamo d’avere egualmente tutti. Alla fine, veduto voi stare duro, e ragionevolmente non vi poter venire dove avevamo dissegnato, convenimmo in questo: di partire noi altri. E cosí, lasciato voi, doppo il congedo, n’andammo a casa del signor Giacomo, dove trovati in bell’ordine ed in punto i cavalli (ché buona pezza di tempo innanzi erano a ciò fare stati mandati da lui i paggi) su vi salimmo; chi involto in pelle di cinghiale, e chi di lupo, e chi di volpe, per la fiera stagione, nella quale si sentiva un gran freddo. Inviati poi con ciò che faceva di bisogno al cacciare, speronammo i destrieri, sí che v’arrivammo innanzi notte. Laonde, smontati e fatti presso a un buon foco, il quale ardeva in una camera del palagio (quello che mi avete voi tanto commendato e che a me parve il piú bello del mondo), tutti ci recreammo, e poi cenammo in mezo dell’allegrezza. Ed in fine, per ritrovarci anzi stanchi che no, e per levarci per tempo, ci riducemmo al riposo, lieti, e cantando chi madriale, chi qualche canzonetta, e chi qualche sonettino, ciascuno però in loda di colei che piú ammirava e piú li piacea. Ma guardate bel caso, monsignore! Ciascheduno nel suo cantare voleva e faceva piú bella la sua di tutte l’altre donne. Il perché ne nacque questo: che, non potendo noi convenire con noi e comporci in modo alcuno, fu (ché cosí piacque loro) dato il carico a me di terminare questi litigi: ed udite come. Il signor Pietro Arigone, veggendo crescere