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LIBRO PRIMO

A Monsignor Giovanni Manini

Sovenendomi, magnanimo e generoso monsignore, quasi di continuo l’alte cortesie e le dolcissime accoglienze, che, per bontá vostra infinita, usate di fare a ciascheduno communemente, e massime a coloro che mostrano d’amarvi e tenervi caro ogni giorno piú, come sono io, astretto dai lacci della gratitudine, non ho potuto non ricordarmi i meriti grandi ancora, che voi cercate pure di conferirmi sempre; poco ai passati, de’ quali posso dire con veritá d’avere ricevuto un monte, l’animo vostro splendido e reale rivolgendo: per la qual cosa n’è nato in me un disio sí fatto, giá son piú mesi, di riconoscere almeno in qualche particella, se non in tutto, que’ benefici che mi avete con larga mano distribuiti, che, non potendo in alcun modo piú celarlo, m’è stato forza aprirvelo qui, e qui farvelo, quasi in purissimo specchio, remirare. Percioché, sapendo io voi, poco men sin da le fasce quasi, aver avuto in sommo piacere la contemplazione di qualche bella e leggiadra donna, cosa veramente degna de’ vostri pari, cioè di spiriti ben creati e gentili, insomma ho deliberato di farvi qui vedere una bellissima (e quale so ben io che mai non vedeste adietro cogli occhi vostri) donna, dipinta e perfetta da cinque pennelli di cinque perfetti ed accorti signori, che per voi, ove fusse bisogno, isporrebbono la vita ad ogni pericoloso rischio e ad ogni pruova. Ben si converebbe, monsignore, che voi pagaste per guatar cosí bel ritratto, il che fece a molti fare Zeusi, pittore sí famoso, se vollono rimirar la vaga Elena, ch’esso sí leggiadramente dipinse. Ma io per due