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pena | 199 |
Socrate. E con la bocca.
Biondo. Tennemi l’amore ardendo apreso ventiun anno, perciò non sempre lieto, ma molte fiate nel foco, alcuna volta nel grave duolo e nella summa tristezza, non però senza speme di refriggerio nè di dolce consolazione, anzi con certa promissione di vera contentezza. Imperò non so chi tacitamente in mezzo al mio petto talora diceva: — Sta’ fermo e constante in questo martire, perché in breve madonna ha da salir in cielo, non compiti uno sopra li venti anni del tuo laccio e di le catene giugali. — Ed io, sospirando, talvolta diceva: — Son stanco, son lasso, son consumato, anzi son strutto, di sorte che piú non posso, le forze mi mancano. — Deh, Dio! se gli è cosa fastidiosa di vedere la donna altiera, superba ed invidiosa, quanto è magior dolore di udirla! Perciò, o maritati, non vi maravegliate se talvolta dico essere stato di giaccio, e talvolta di foco. Nondimeno, lasciando da parte l’angoscia e la mia doglia, dirovi la proprietá della bocca della vostra consorte; perché, essendo amogliato, contemplava la bocca della mia, un tempo cara, poscia non mia consorte, ma vera matregna. Sapiate, pria che mi stenda alle sue proprietá, che la bocca è quella parte dalla quale il marito comprende l’afezzione della sua sposa, ed è ancora la passione del sposo. Deh, dolce bocca, saporosa bocca, suave bocca, grata bocca, mentre vi si vive pacificamente nel sacro e santo matrimonio! percioché per mezo della bocca vi entra il spirito di dua corpi, dimandato «fiato». Deh, Dio! quanto grande misterio è della tua maiestá, di fare di dua spiriti un solo uniforme, consáno, concorde, pacifico e d’un medesimo volere. Perciò beati voi, maritati, che, dalla bocca di vostra consorte pigliando il fiato suave, li inspirate il spirito conforme, senza guerra, senza contrasto e repugnanza alcuna. Imperoché omai posiate conoscere che parte de l’uomo è la bocca, dicovi che la bocca è quel membro de l’uomo, nel concavo del quale