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196 ii - angoscia doglia e pena



Socrate. Un per nome chiamar.

Biondo. Nel cominciare del mio ragionamento, si sveglia in me quel ardente disire, che, nanzi ch’io dica cosa, mi fa sospirare a guisa di colui che resta privo di sua somma contentezza, di sorte come foribondo mi trovo, odendo ciò che dice il savio vecchio: «un per nome chiamar», contemplando che, per mostrare amorosa benevolenza overo benevolo amore e grata accoglienza con la sua donna, conviene di chiamarla per nome. Non so perciò se questo nome vuol essere nome di «acerba», nome di «amara», nome di «sdegnosa», nome di «foribonda», nome di «vana» e di «insaziabile», nome di «consumatrice», nome di «vaga», nome di «fenestrera» e finalmente nome di «pazzarella» o no. Non so se questo nome debbe essere di «vilana» e di «scortese», nome di «accorta» o di «piacevole», nome di «ninfa» o di «fera selvagia», nome di «consolatrice» o di «inimica», nome di «infedele» o di «amica», nome di «pietosa» overo «disdegnosa», nome di «solecita» o di «pigra», nome di «delicata» o di «sozza», nome di «pomposa» o di «abietta», di «religiosa» o di «mondana», nome di «iudea» o di «cristiana», nome di «soletaria» o di «compagna», nome di «felice» o di «sventurata», nome di «montanara» o di «citadina», nome di «curiosa» o di «dormigliosa», nome di «signora» o di «patrona» ancora. Non so se ’l chiamar per nome li si convenga di «mezana» o di «concordia», di «copula» overo de «discordia e lontananza». Non so se gli è degna, o no, del nome di «arpia», di «cagna», di «vuolpe», di «lupa», di la «tigre» e di «lionessa», perché son certo che non li conviene il nome di «casta», non di «pudica», non di «fruttuosa» nè di «vergognosa»; percioché, salvo per forza, conserva la castitá, abbraccia la pudicizia e non consuma quando ella non può. Della onestá