prima volta ardito, come un fresco molinaio, doi sachi ad un trato feci, pieni e di bona farina, perché generai un maschio e l’altra femina, la seconda volta femina, la terza volta femina, la quarta volta femina, la quinta volta femina, la sesta maschio e la settima volta, che fu l’ultimo macinar nostro, generai pure una femina, in spazio di anni ventiuno non compito. E, se del tempo non vi scrivo la circostanzia, come non disse nè ancora esso Socrate, non vi maravigliate, percioché io reputo che siate boni filosofi e perfetti matematici. Pertanto non avete di bisogno che io vi descriva quelo che voi sapete meglio di me; imperò nel macinare non vi cedo, nè vi pretendo de scrivere la diversitá del macinare, nè che acqua gira meglio il molino, perché di ciò molti hanno scritto, e, fra gli altri, il divino Aretino e quel giá glorioso Molza. Pertanto, mentre che avete tempo, macinate; perciò piú contenti di me, perché io fui scontento molinaio, mentre che visse la mia donna.