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190 ii - angoscia doglia e pena


la bontá ed il vizio di colui, overo colei che toccarete la mano. Pertanto le mani di alcuna donna son grande, di alcuna piccine, benché noi abbiamo veduto le mani strette, anzi gobbette alquanto; ma le mani conveniente al corpo sonno nè tropo lunghe nè molto curte, nè gobbette overo strette: imperò le mani della donna trovarete differente da quelle de l’uomo. Perciò, toccando la mano grande, dura e ponderosa, giudicarete tal uomo essere di fatica; ma, se ciò voi trovate in qualche gentiluomo, direte essere di casa generosa. La mano piena di carne significa l’animo inquieto, e forte grassa vi accusa l’intelletto bufalino; le man sutili e gobbette son segno di uomo guloso, le man dritte fanno testimonianza di verbositá, e le mani ristrette son segno di furente; e chi move spesso le mani, di sorte che pare di scrimire, direte essere ingannatore ed invido e bel parlatore. Le tremanti mani segno di sdegnoso, e molto collorite di imbriaco e di sanguigna complessione; man sottile e lunghe segno di pazzia e desideroso del tirannizare; e, spezialmente in donna, le man piccine son segno manifesto di sozzo e vil amore e di grosso intelletto, ma curte e le mani strette, son dimostrazione de diffícile partorire. Piú cose ancora vi potria dire delle mani e quale debbono essere del marito verso la sua moglie: nondimeno, per non intrar in disgrazia delle donne, mi perdonarete, o maritati, che non mi stendo altrimente con essempi nè argmnenti, perché mi pare che vi basta quanto vi ho scritto per vostra dottrina, dichiarando quanto me ha instrutto il savio vecchio, ragionando con mio maestro. Imperò bastavi avere una man stretta e l’altra aperta, in satisfacione de la vostra donna. E perciò, savio mio lettore, da questa dottrina piglia quel documento che te conservi con l’avere, per maggior bisogni che non sono queli di la vostra donna, che ad altro non attende che alla propria vaghezza. E, perché le mani son dotate dalla natura del senso dimandato «tatto», pertanto quante parti son nella donna, che ’l tatto è cagion che ’l spirito nostro gode molto magiormente che non fa per il vedere! Il che se gli è vero, son certo, o maritati, che, quando voi toccate le mani morbide, molle e pastose, ritratandole con le vostre deta,