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pena 189



Socrate. Con una man aperta. Biondo. Poiché la vista serena di uno angelico aspetto ralegra l’uomo in sua presenza, giudico che similmente la sua partenza l’atrista, ed è cason di quel dolore che attrista la sua anima piú di un grave fetore. Percioché savio Socrate ragionando con mio maestro, parmi che ’l dica: — Chi ha la bella donna per sua consorte rare volte omai li leva l’ochi da dosso. — E, se pur adviene che non la mira, nè la può vedere, vòle che l’uomo la tenga con la man stretta, e l’altra abbia operare per suo servigio, come se dir volesse: — Fa’ che la tua donna non si parta da te tanto che non la possi toccare almeno con la mano, perché quanto la donna è piú magra, tanto è piú vana e da piú gioveni è disiata. — Pertanto vi aviso tacitamente, o maritati, che poco ve abbiate a luntanare dalla vostra donna, overo vi esorto che non mai li abbiate dar tute dua le mani, acciò non paia che di voi possa fare ciò che ella vòle, come di suo servidore. Imperò ve insegna il savio vecchio che alla vostra consorte siate liberali con una mano, e con l’altra sappiate conservare li commodi vostri, perché la donna è suficiente in brevissimo tempo consumar l’avere acquistato nel tempo di vostri antecesori, non che il presente vostro guadagno. Sí che in questa parte Socrate vi admonisse che siate accorti, percioché le mani son quele che porgeno e ricevono le cose grate; le mani son quelle che, dopo l’ochio, vi satisfano in ciò che voi, disiando, toccate. Deh, mani, cagion sí del bene come del male! Deh, mani, mezo di riposso e di stenta ancora! perché il vostro tatto ripresenta al core la cosa grata ed odiata, e perché le mani son le membra fatte dalla natura a l’uomo sí per ornamento come per sua necessitá, perché di quelle l’uomo si serve grandamente. Pertanto noi vi dichiararono le diversitá di questi membra, accioché, non solamente operando voi con le vostre mani, ma ancora toccando quelle d’altrui, possiate conoscere