Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/189


pena 183



Socrate. Un pigliarsi a doi mani.

Biondo. Lungo fora a contarvi come l’amor mi condusse in la pregione il primo giorno di quel mese, quando le rose e fiori suave odore rendeno ai spiriti nostri per consolargli. Lungo fora ancora a contarvi quando l’amore diceva al mio core, che per me solo è sciolto, il viver mio serebbe apena un giorno. Sí che parve al traditore di ingannarmi, benché, in quel tempo di venti anni o poco piú, averebbe ingannato un piú saggio di me. Sí che, posto che mi ebbe il giogo al collo, le catene alle mani e ceppi alli miei piedi, me li fe’ sentir piú dolci e piú cari che era di andare sciolto. Nondimeno, afflitto me! pur, quando egli vòlse, me avidi del mio male, invero tardi per me, ma per lui parea ancor per tempo. Pur, cercando egli de incatenarme, mi mostrò le trezze di una donna di color d’oro, e di tempo a’ miei biondi capelli uguale, poi un fronte chiaro fece mostrarmi, sotto al quale mi fe’ vedere un vago lume, che ardeva oltra misura, di quei bei occhi, di quali la morte ora me fa essere scarso; e oltra mi fe’ veder il viso ornato di pietosi colori e di esca amorosa, che dal petto venia a quei labri vermigli, di quali ricevendo il fiato, ardeva maravigliosamente; e, vedendola movere, non mi pareva che andasse come donna mortale, ma come angelica forma. Benché la sua voce non altro organo era che umano, pure il suo spirito mi pareva celeste, anzi mi parve il vero sole, quando la vidi la prima volta. Imperò, per servare la legge matrimoniale, la pigliai non per una mano, ma per tutte dua, come giá avea inteso dalla dottrina di Socrate. Né vi maravigliate che io la pigliassi per le dua mani, nè che Socrate mi persuada quel che oggi non si oserva; perché non pare che piú una mano che l’altra abbia della virtú del core, perché il core non sta piú in parte sinistra che in parte destra. Pertanto, desiando che equalmente la virtú del cor della mia donna fosse unita al mio core, la