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12 i - dialogo


Raffaella. Oimè, Margarita! Benchè tu mi vegga cosí vestita, hai da sapere che io fo poi in casa de’ belli stentolini. Ma lo dimostro manco ch’io posso per vergogna; ed a te, che posso dire ogni cosa, posso giurar che spesso non ho briciola di pane in casa.

Margarita. In fine non pensate di partirvi. Non mancherá pane nè altro, mentre che n’arrò io; chè certo è d’aver una gran compassione a chi è nato nobilmente e non ha da vivere.

Raffaella. Ti ringrazio; ma questa volta mi perdonerai ch’io ti vo’ lassare. Potrò tornarci un altro giorno piú a bel agio.

Margarita. Che fate? Non bisogna rizzarvi, ch’io non vo’ per niente che ve n’andiate. Mi lamentarci molto di voi.

Raffaella. Che t’importa piú ora che un’altra volta?

Margarita. Importami, chè, poichè m’avete accesa a questa cosa, non vo’ che passi d’oggi ch’io non intenda minutamente il parer vostro.

Raffaella. Margarita, io non ti posso mancare. Ma, a dirti il vero, ancor che tutto quel ch’io sarei per dirti io conosca che doverebbe piacere a tutte le donne gentili, come sei tu, nondimanco gli animi non si conoscano e i cervelli sono vari. Chi sa? Potrebbe essere talvolta che me avenisse il contrario e che ti dolesse di me; che mi dispiacerebbe assaissimo.

Margarita. No, no: di questo non ci è pericolo. Io vi conosco per altri tempi, e so molto bene che le vostre parole tornano sempre in onore di Dio ed util di chi l’ode.

Raffaella. Quanto a Dio, giá t’ho detto che sarebbe meglio, se si potesse fare, il non darsi mai un piacere al mondo, anzi starsi sempre in digiuni e discipline. Ma, per fuggir maggiore scandalo, bisogna consentire a questo poco di errore, che è di pigliarsi qualche piacere in gioventú, che se ne va poi con l’acqua benedetta. E questo ti sia in risposta, senza ch’io piú tel replichi, a tutte quelle cose che io ti dirò, le quali ti parrá che pizzichino alquanto di peccatuzzo. E però in tutto quello che io ti ragionerò, presupponendo questo poco di peccato, per esser necessario, procurerò, quanto piú sia possibile, l’onor del mondo; e che quei piaceri, che s’hanno da pigliarsi, sieno presi