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pena 173



Socrate. Un basar furioso.

Biondo. Non sapendo che spazio desse il cielo alla mia vita ne l’ora del mio nascimento, nè sapendo io qual vita fosse piú lodevole, libera, sola, overo ligata di laccio matrimoniale ed accompata di quella, che per natura al primo parente fu data per sua continua compagna — sí che natura ordinoe e fece la legge che, per consolazione propria e per la multiplicazione de la umana generazione, ciascun uomo avesse la sua propria donna, una e non piú, mentre che egli vivea; e cosí la donna avesse un uomo proprio e non piú, mentre che lei era viva; e dopo la morte un e l’altro che ’l si potesse giongere ad un’altra ed un altro onestamente, e per via della legge naturale; sí che parve alli primi nostri parenti de dimandare la copula di uomo e di femina «matrimonio» e piú vuolgarmente il «maritare»; — imperò, acioché ciascuno intenda come Socrate dice al mio maestro in doi parole che cosa è il matrimonio overo il maritare, con brevi parole, ma molte utile, vi esponeremo, se pure vi contentati de intendergli. Dico che il matrimonio gli è la legitima compagnia fra l’uomo e la donna, nella quale si obliga un a l’altro per propria volontá, overo gli è la marital coniunzione fra legitime persone che tiene la vita indisolubile, overo gli è la individua copulazione e la eterna consuetudine della vita. Né vi meravigliate che tal coniunzione non sia deta «patrimonio», cioè che descenda dal patre, come descende da la madre, perché pare che ’l patre gli è piú nobile ed egli è l’autore della generazione: nondimeno gli è parso alla natura ed alli prudenti che ’l matrimonio derivasse dalla donna, piú tosto che da l’uomo, perché la donna soporta e tolera piú affanni de l’uomo, come apare mentre che è gravida, e nel doloroso parto, e nel cinare laborioso. Imperò questa copula non per altro fu ordinata che per cagion della propagazione; il che