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164 ii - angoscia doglia e pena



Cieco per natura.  Deh! non credete a femina scioca,
e non ve accenda sua finta bellezza.


Perché, contemplando quel che vi inamora, di fatti sua trovarle essere diversi colori adulterini, di quali impiastrandosi o, vòi dire piú onestamente, fissandosi, vi dice che d’un bel colore vi inamorate, che ha admixta la gran parte di attrocissimo veneno, ed è sulimato. Pertanto, cieco ancora, ve desorta che non debbiate amare la femina, percioché è scioca. Il che se gli è vero, vi accertano li strissamenti soi, perché, essendo belli li soi belletti, convien che crediamo che egli è bruta per natura. Il che alla femina essendo noto, opera contra essa natura, perciò quanto deve essere reputata brutta, poiché da se medesima si conosce essere tale, imperò si pollisse, si strissa, si impiastra, si bisonta ed incarognisce. Di sorte, quando la mirate, voi non vedete il suo viso, ma chiare di ova, acque piovane, scuma di argento, lardo di porco, porcelette, sulimato, succo di limoni, medolla di pane e cerusa in quantitá ed altri tali rimedi, piú tosto di mal francese che ornamento di corpo sano. Perciò, se queste cose vili sono piú belle di ella, e che egli giudica che li son di ornamento, dice il nato cieco a confirmazione di ciò che ha detto Socrate: che la donna è brutissima, siche non li crediate che sia bella, perché la bellezza, che si vede in volto, gli è l’onore de l’empiastro che ha di sopra la faccia. Pertanto, se di empiastro ve volete inamorare, andate nelle vostre spicialie, perché almeno ivi trovarete tal concimi pieni di odore, e non puzzolenti come si senteno empiastrati sul volto di femina. E, se pure volete inamorarvi di volti lisciati, inamorative di mascare imbelletate, perché in elle nè denti negri, nè scarnati, nè consumati da sulimato vederete, nè sentirete odor di fiato puzzolente, imperoché la donna ha nel corpo una sentina, piena di puzza e di fetore, che amorba l’uomo piú dil pestilente aere.