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pena 163




Biondo. Contemplando la mia angoscia, anzi doglioso, sospirando forte come uomo condannato alla eterna pena, nè trovando riposso al corpo, nè quiete alla anima, cominciai spasigiar a l’ombra di una vite, rivolgendo i miei affanni nella mente, e, fatto stanco piú della mente che del corpo, me apogiai la terza volta di sopra il solito marmo, dove subito adormentandomi, mi parve di vedere che li dua vechi non erano partiti ancora, anzi fra loro dua mi parve di vedere un uomo cieco, qual mi pareva che fusse chiamato dagli ambidua come per testimonio di loro ragionamenti; il quale, intendendo li sua contrasti, stava ammirato che cosa avea dire. Pure, dimandato dal savio vechio che li pareva di ciò che egli avea detto al mio maestro, quando egli, savio per natura e non per alcuna dottrina, sogliendo la voce, in questo modo disse, per confirmare quanto ha detto il prudente vechio.