quel che fa la vita nostra sufficiente, e da molti essere disiata, e
di nulla cosa noi essere bisognosi. Overo «felicitá» gli è certo
operare secondo la perfezzione della virtú operante nelli beni
esteriori. Pertanto, sí come nulla cosa al mondo è piú disiata
della felicitá, cosí per contrario non vi è cosa che si fugge
piú della infelicitá, il che vòl dire privazion di beni sí del corpo
come di l’anima. Donque dirò essere felice colui a chi tutte le
cose onorevoli vanno prospere, ed infelice dirò a chi li suoi
successi occoreno, ma non secondo la propria voluntá. Perciò
Socrate nella sua esclamazione vòl dire: O beato colui che non
crede! (cioè chi non presta fede alla sua donna) o prospero
ed aventurato ogni volta che non si lassa ingannare dalla sua
doglia! o fortunato piú della felice nave, chi non s’inganna
dalle dolci parole della sua occulta inimica! Pertanto, contemplando
il fine di questo ragionamento, trovo che Socrate non
vòl che prestiamo fede nè che debbiamo credere a donna alcuna;
perché poche si trovano che non son di natura di Sestilia
monaca, di Cornelia, di Postumia e di Vidubia, giá ordinate
alla castitá monacale, ma per non osservarla, di sorte che tutte
le donne omai mi paiano matregne. Percioché la mia è fatta
Ino, la vostra será Ippodomia, del compagno Stratonice, de
l’amico Gidica, del patrioto Ida, del forestieri limone, di privati
Opea, di domestici Eribea, di principi Alfrida e di populi
será Nuceria. Pertanto, o voi senza guida innamorati di
vostra ruina, ve aviso che non si trova piú fra mortali donna
Cornificia, nè Cleobulina, nè Polla, nè Panfila grammatica, nè
Femone, inventrice del verso omerico, nè Luceia, nè Debora,
nè figlia di Pitagora, amica di filosofia, nè madre di Aristippo,
donna veramente di grande essempio a le altre inique. Perché
le donne di nostri tempi, essendo ignorante, vogliono parer
sapute; e, iraconde, vogliono esser tenute piacevoli; piene d’inganno,
vogliono esser giudicate pure e senza macchia alcuna;
ingiuste essendo, vogliono esser tenute giustissime; pazze essendo,
vogliono essere reputate savie; ingannatrice essendo, vogliono
esser giudicate senza inganno; sciocche essendo, vogliono esser
tenute agraziate; brute essendo, vogliono essere tenute belle;