d’ogni monstro infernale! Imperò, non essendo io di natura di
colui che facilmente digiuna, anzi essendo a similitudine di uomo
addolorato, il quale manifesta il suo male col proprio lamento,
cominciarò purgare me istesso, per sanare voi pazzi ancora.
Pertanto, se voi me ubedirete, sanarvi spero; ma, essendo disubedienti,
perirete. Né crediate che io vi nego quel che si deve
dare al tempo, compiacere alla ragione, consentire alla etate, e
conservare a la consuetudine. Ma, con tutto ciò, si deve avertire
che in le dette cose non si discenda troppo, imperoché
nelli vostri furori si deve frenar l’apetito, perché a compiacerli
gli è maggiore pericolo. Pertanto, nanci ch’io descenda al rimedio
del vostro male, contemplarò la sentenzia del savio vecchio.
E, cominciando dalla prima parte, dico, che gli è di grande
importanza il principio de la sua conclusione. Percioché chi si
duole, overo si lamenta o sta contento, sempre comincia dolersi
e contentarsi da tal breve littera «o» circolare cominciando,
come dicendo: — O disgraziato me! o sfortunato me! o aventurato
me! o fortunato me! o afflitto me! o sconsolato me! o giocondo
me! o sconsolato me! o tristo! o lieto me! — Perciò
comprendo che questa sola voce, overo littera, ha infinite
significazioni. Sí che mi pare ch’io non sia suficiente nè
di esporle, nè di comprenderle. Nondimeno, per satisfarvi,
dirò quelle poche che comprendo, per non mancare di ubedire
li miei maestri e per ridure al fine ciò che me hanno
imposto sopra i loro ragionamenti. Pertanto dico che questa
parola o voce «o» gli è tonda a modo d’un circolo overo
a guisa de l’universo; di sorte che per natura representa grande
difficultá di potersi espore, perché in essa non si trova alcun
principio, nè fine: perciò gli è molto difficile la sua
esposizione. Nientedimeno, facendo io quanto posso, spero che
appresso a voi serò scusato. Pertanto mi pare che Socrate in
questo fine invoca l’universo per vostro agiuto e per favore, con
questa sola voce dicendo: — O cielo, o aere, o mare, o terra,
pregovi che prestate il vostro favore a colui che è tormentato
da la sua donna per essere danno sopra ogni altra ruina! — Overo
dice: — O che crudeltá è la vostra, elementi! o che gran