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132 | ii - angoscia doglia e pena |
quel serpe machiato d’infiniti colori. Sí che sappi, accorto giovene, che uno e l’altro amaza mortalmente. Di la sua sete altro non dico, percioché ella ancora per la gran sete amaza, a guisa di quel serpente che mortifica gli animali con la sete. Né dormendo la donna è priva di natura del serpe, perché, ancora dormendo, amazza come il serpe, il veneno di cui si compra per dar morte agli altri serpenti. Morde come il serpe, che occide col morso, perché succhia il sangue a l’uomo, in cui sta la vita. Pertanto, quando la donna percote alcuno, certo è che ’l stende in terra in modo di quel serpente, che, percottendo, distende l’uomo morto. Sí che dalle dette proprietá giudicarai che Socrate ha detto raggionevolmente che la donna ha il regno col venenoso serpe, considerando le sue proprietá, le quali quanto sono dannevole alla natura umana, savio mio lettor, saper lo pòi.
Qual nascosto veneno è quello che la donna conserva nella sua bocca a comparazione dil venenoso serpe, per certo non mai da me medesimo potria nè conoscere, nè intendere di la mia donna, se pria non avesse inteso il ragionamento di Nifo e Socrate. Pertanto, contemplando la sua natura, trovo essere simile al serpente, massime nel raggionare, benché il serpe non favela, ma fischia solamente. Perciò dico che ’l veneno non è posto nel son della voce, ma gli è ben posto nel membro che è cagion de la voce. E, perché la lingua vi sta nella bocca di ciascuno animale, pertanto, ancora che ’l veneno stia propriamente nella lingua, essendo in bocca, si può dire che ’l veneno vi sta in bocca. Sí che avemo di vedere che veneno è questo che sta in bocca di ciascuna donna, accioché, essendo conosciuto, ciascuno si sappia guardare, piú che non s’ha guardato insino al presente. Ma sappiate che per questa caggion si dimanda «veneno», percioché discorre per le vene prestamente. E veneno è quella cosa che subitamente muta la natura di colui a chi è datto; sí che veneno è la contraria èsca del nostro corpo. Imperò, sí come il cibo diventa parte del corpo e tutto si assimiglia alla parte che notrisse, riforzando la parte debole, cosí il veneno sí accosta al nostro corpo, overo alla parte del corpo, di sorte