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doglia 127


ben eterno, considerate queste mie parole con quelle degli antichi troiani, che, raggionando d’Achille, dicevano: — Consideriamo come possemo placar Achille adirato. — Sí che ve aviso, gioveni e vechi, che fuggiate il superchio sdegno della vostra donna, percioché gli è grande impeto, d’una furiosa. Pertanto sappiate che piú volenteri contrastaria col fortissimo inimico overo col fuoco ardente, che non farebbe con la donna furiosa. Il che se gli è vero, guardate al furore di Aiace e non ad Aiace; imperò quanti occise che non meritavano la morte! E di Agave, figlia di Cadmo, che cosa diròvi, poiché ha morto il suo figliuolo essendo furiosa? Ma degli altri, quel che fece, lasso giudicare a voi, gioveni senza freno. Pertanto omai io giudico altro non essere donna piena di sdegno che la crudel peste, che non perdona ad alcuno. Sì ch’ogni volta che voi scontrate la donna furiosa, dite che nel suo petto vi stanno le schiere di sanguinolenta guerra, sdegni, tradimenti e mille altri modi di offender noi altri; e, per essere malvaggia, alcuna volta non possendo offendere altrui, vorebbe offendere se medesima. Tanto è amica a l’odio e sdegno, cioè al furore!