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ii - angoscia doglia e pena |
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di Salomone, quando dice: «Non essere amico a l’uomo sdegnoso,
nè caminarai col furioso, accioché tu non impari li suoi gesti
e modi, e che tu non scandaleggi la tua anima». Sí che sappi,
insipido amante, che ’l furore scaccia la sapienzia e soverte
l’inteletto: donque se deve fugir la donna piú che il naufragio
di ’l mare. Il che vedendo che faccia alcuno, ancora che fusse
ignorante, da poco e pieno di sciochezza, dirò che egli è piú
valoroso di colui che espugna la fortissima cittá. Perciò ditemi,
sfrenati gioveni: che vi giova di saper frenare un bel corsieri e
saper temperare il suo corso co’ l’aspro morso, poiché non sappete
refrenarvi dal furore di la vostra donna, la qual continuamente
vi danna? Pertanto ditemi, sboccati e disonesti, come
fatta l’anima è di colei, di cui l’imagine è bruta di fuori? Giudico
che nol sapete. Imperò son disposto de scoprirvi la sua
imagine; accioché a me, meschino, non siate di ricreazione, come
compagni in miseria ed affanni, anzi che me siate specchio in
cercar di consolarmi fra lacci e fuoco, benché io temo di far
il fine della farfala. Perciò voi, liberi e senza laccio, quando vedete
una che voi amate cordialmente, dite che la sua anima è
qual si pinge il demonio overo alcun altro monstro infernale,
cinto di fuoco e fiamma tra migliaia di serpenti. Pertanto chi
conversa continuamente con la donna, un giorno è matto, l’altro
è pazzo, terzo è senza l’inteletto, quarto non ha ragione,
il quinto è insensato, sesto ed ultimo è fuori di sentimento;
tanto che l’ultimo giorno di la settimana si può dimandar infelice
al mondo. Ma, se pure alcun di voi sta addolorato e non
mi crede per grande amore che porta alla sua doglia, e dice
che gli antichi filosofi lodavano sdegno, furor ed ira, dicendo
che alle volte questi accidenti in noi son atto di fortezza, vi
rispondo che egli disseno che ciò se debbia intendere contra
li inimici e contra i malvaggi cittadini: nondimeno, con tutto ciò,
convien ancora allora di turbarsi poco, perché leve ira in noi altri
è gran battaglia. Pertanto quella donna, che ha il nome di sdegnosa,
propriamente si dimanda «superba e crudele». E sappiate
che queste doi virtú talmente dotano il suo animo, che mai per
nisun modo può avere alcun bon consiglio. Sí che, scordáti di ’l