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126 ii - angoscia doglia e pena


di Salomone, quando dice: «Non essere amico a l’uomo sdegnoso, nè caminarai col furioso, accioché tu non impari li suoi gesti e modi, e che tu non scandaleggi la tua anima». Sí che sappi, insipido amante, che ’l furore scaccia la sapienzia e soverte l’inteletto: donque se deve fugir la donna piú che il naufragio di ’l mare. Il che vedendo che faccia alcuno, ancora che fusse ignorante, da poco e pieno di sciochezza, dirò che egli è piú valoroso di colui che espugna la fortissima cittá. Perciò ditemi, sfrenati gioveni: che vi giova di saper frenare un bel corsieri e saper temperare il suo corso co’ l’aspro morso, poiché non sappete refrenarvi dal furore di la vostra donna, la qual continuamente vi danna? Pertanto ditemi, sboccati e disonesti, come fatta l’anima è di colei, di cui l’imagine è bruta di fuori? Giudico che nol sapete. Imperò son disposto de scoprirvi la sua imagine; accioché a me, meschino, non siate di ricreazione, come compagni in miseria ed affanni, anzi che me siate specchio in cercar di consolarmi fra lacci e fuoco, benché io temo di far il fine della farfala. Perciò voi, liberi e senza laccio, quando vedete una che voi amate cordialmente, dite che la sua anima è qual si pinge il demonio overo alcun altro monstro infernale, cinto di fuoco e fiamma tra migliaia di serpenti. Pertanto chi conversa continuamente con la donna, un giorno è matto, l’altro è pazzo, terzo è senza l’inteletto, quarto non ha ragione, il quinto è insensato, sesto ed ultimo è fuori di sentimento; tanto che l’ultimo giorno di la settimana si può dimandar infelice al mondo. Ma, se pure alcun di voi sta addolorato e non mi crede per grande amore che porta alla sua doglia, e dice che gli antichi filosofi lodavano sdegno, furor ed ira, dicendo che alle volte questi accidenti in noi son atto di fortezza, vi rispondo che egli disseno che ciò se debbia intendere contra li inimici e contra i malvaggi cittadini: nondimeno, con tutto ciò, convien ancora allora di turbarsi poco, perché leve ira in noi altri è gran battaglia. Pertanto quella donna, che ha il nome di sdegnosa, propriamente si dimanda «superba e crudele». E sappiate che queste doi virtú talmente dotano il suo animo, che mai per nisun modo può avere alcun bon consiglio. Sí che, scordáti di ’l