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doglia 125


fruttuose. Nondimeno, o donne, per obligo che ho con voi per natura, ve aviso che, mentre che amate la vana gloria del mondo, state nel perpetuo timore, percioché ’l fausto è cosa pericolosa, perché da lui nasce ogni dubioso principio, e nel procedere delle cose si nutrisse la improvidenza, ed al fine si aspetta grave penitenzia. Sí che, se me fosse lecito de ricontarvi il fausto di nostri tempi e quelle che vanno inciocolate di vanagloria, vi trovaria esserne maggior copia, che non vi si trovano frutti nel territorio de Tivuli, piú che pesci nel lago di Garda, e piú che le fenice che si pascono in Arabia, anzi piú che le fruttifere pecorele che si svernano in Puglia piana, e forsi piú che gli grani d’oliva che si coglieno intorno a Venafri e nelle isole Fortunate.

Sapendo il savio vecchio di non avere satisfatto al mio maestro con tutto ciò che ha detto disopra, ed avendo detto essere «carca di fausto», soggionge dicendo essere carca ancora «di superchio sdegno». Perciò convien che conosciamo che cosa è questo «superchio sdegno», accioché perfettamente conosciamo che cosa è donna. Imperò tutti quelli che hanno ragionato di sdegni hanno detto il sdegno esser odiar alcuno senza cagione, perciò col cor forte acceso. Alcuni altri hanno detto «superchio sdegno» essere un furore del nostro animo, quando non conosce il vero dal falso. Pertanto dico che ’l sdegno superchio, cioè furor ed ira accesa, fa precipitar la mente. Imperò chi ha la mente precipitata è furioso ed a le volte egli è taciturno, perché li effetti dil core si manifestano per gli occhi e per la lingua. Imperò, quando voi volete conoscere un furioso, per questi contrasegni il conoscerete. Dico che al furioso la lingua è impedita, la faccia infocata e gli occhi accesi, il corpo trema, il cor non sta fermo, crida ad alta voce, senza saper quel che si dica. Sí che, vedendo la donna essere tal cosa, me spavento da me medesimo, pensando al latto di gioveni volonterosí come sí calcatamente li correno appresso. Perch’io trovo che la donna furiosa è piú grave d’un gravissimo marmo, overo è di maggior peso che non è la molta arena, raccolta insieme. Perciò vi esorto, o voi, sfrenati, bizari e scatenati, che vi ricordiate del ditto