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Interlocutori:
Madonna Raffaella e Margarita.
Raffaella. Dio ti dia il buon dì, Margarita. Mai sì stanno coteste mani, chè sempre ti trovo a lavorare e ricamar qualche cosa.
Margarita. Oh, ben venga, madonna Raffaella! N’è pur tempo che voi veniate a star un volta da me! Che n’è di voi?
Raffaella. Peccati e fatica, come de le vecchie. Che vuoi che ne sia?
Margarita. Sedete un poco qui da me. Come la fate?
Raffaella. Vecchia, povera piú che mai, col capo ne la fossa d’or’in ora.
Margarita. Uh! non dite cosí, chè ne vanno cosí i gioveni come i vecchi, quando Dio vuole.
Raffaella. Il morir m’importarebbe poco: piú presto oggi che domani, chè in ogni modo che ci ho da fare in questo mondo? E la povertá ancora, a l’ultimo a l’ultimo me la reccherei in pazienzia (benchè sia durissima cosa lo esser povero a chi è nato nobilmente, come son’io); ma quel che mi duole è ch’io mi veggo piena di peccati, e ogni giorno ne fo piú.
Margarita. Oh! che diranno le altre, se voi, che sète tale che io vi tengo una santa, pensate di aver tanti peccati? E che peccati potete voi mai avere, che vi veggo sempre co’ paternostri in mano, e vi state tutto ’l giorno per queste chiese?
Raffaella. Io non ti posso negare che quanta consolazion m’è rimasta non sien quelle messe e quelli uffici di San Francesco, che non ne lasso mai uno, quando posso. Ma che è questo a tanti peccati, che si fanno tutto ’l giorno?